“Il ritorno del padre” di Claudio Risé racconta la rivolta dei figli della «grande» età dei divorzi allo sfascio dei rapporti parentali di cui hanno fatto esperienza
Georges de la Tour, San Giuseppe carpentiere (particolare)
«La società occidentale è ormai obbligata a scrollarsi di dosso la passione per l’individualismo e l’economicismo miope in cui si sta asfissiando, e a riscoprire il senso della famiglia come luogo della generazione e del dono, e quindi della libertà». Delinea quest’orizzonte incoraggiante Claudio Risé nel suo Il ritorno del padre (San Paolo). Qualcuno penserà a Giuseppe dopo l’esilio in Egitto, qualcuno immaginerà il ramingo Aragorn che torna a rivendicare il trono di Gondor.
Si batte ancora forte sul tasto delle monadi felici, sull’illusione che la realtà abbia come forza gravitazionale lo sforzo egocentrato del singolo. Sappiamo che è una debolezza, segnalata da cedimenti e crolli. Gli episodi di violenza crescente sono spia di energie che covano nell’intimo e, senza guida, esplodono anziché dare frutto.
Ma questo è anche il tempo in cui i figli della «grande» età dei divorzi sono diventati adulti, votano e mettono su famiglia. Hanno...