Rivoluzione Cav.

Di Fabio Cavallari
17 Luglio 2003
Scompagina dialetticamente l’ordine prestabilito, rompe gli schemi burocratizzati dell’apparato statale, fuoriesce dalla logica del politicamente corretto

Scompagina dialetticamente l’ordine prestabilito, rompe gli schemi burocratizzati dell’apparato statale, fuoriesce dalla logica del politicamente corretto ed abbatte tutti i formalismi plumbei e stagnanti del sistema vigente. Silvio Berlusconi si è posto l’obiettivo di “traghettare” il nostro paese nella nuova fase globalizzata del capitalismo. Il Cav. si potrebbe descrivere come un rivoluzionario dell’epoca moderna. Un rivoluzionario borghese che si ritrova a dover combattere con una mentalità provinciale e stantia, tipica della realtà italiana. Potrebbe non farcela, non solo per l’inadeguatezza degli alleati o per l’opposizione presente in Parlamento, ma soprattutto per la mancanza nella società di una vera “educazione” al cambiamento. Berlusconi ha conquistato gli elettori su due presupposti principali, l’anticomunismo e il “nuovismo” della sua impostazione politica. Nei fatti però, questi assunti sono stati assimilati soltanto formalmente, il vero passaggio rivoluzionario della prassi necessita invece uno scatto in avanti che sembra non essere ancora maturato. Il Cav. è un rivoluzionario senza rivoluzionari, gli servirebbe un popolo cosciente del proprio ruolo nella storia. Questa sarà la verifica più importante che dovrà affrontare.

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