Così dall’ingresso di un’infermiera a casa del suo paziente è nata una “alleanza terapeutica” talmente vera e sincera da cambiare le prospettive di tutti
Rosa racconta la storia di Nunzio con serenità e commozione. È stata la sua infermiera per cinque mesi. Con lui e con il fratello Mario, ha condiviso un percorso di domiciliarità attivando i protocolli relativi alle cure palliative. Con loro ha vissuto quel tratto di vita, con tutta la passione, la curiosità e la professionalità che rappresenta, in sintesi, l’accezione più nobile del verbo “curare”.
Nunzio era affetto da un tumore ai polmoni con metastasi oramai diffuse. Era un uomo brillante, un professionista mondano, un amante della bellezza e dell’architettura. Milano era la sua “casa” di lavoro, Capriate il luogo dove viveva assieme al fratello. Una famiglia a due, con molti amici sparsi per l’Italia, il mondo.
«Vi era una distonia tra ciò che lui rappresentava come personalità, ruolo pubblico, e l’abitazione in cui viveva. Era una casa di cortile, di quelle tipiche della Bergamasca, con pochi fronzoli, ma tanti libri, riviste, rico...