Rossi: «Inter, dopo il k.o col Marsiglia e l’addio allo scudetto comincia la parte divertente»

Di Carlo Candiani
14 Marzo 2012
Ieri sera la squadra di Ranieri ha salutato la Champions League. Anche in campionato i nerazzurri affannano, l'obiettivo ormai è arrivare a fine stagione. Gianluca Rossi, commentatore interista di Tele Lombardia: «Non mi aspetto un finale trionfale. Ora è importante cominciare a buttare nella mischia i giovani, anche per capirne l'effettivo valore».

I nerazzurri ce l’hanno messa tutta, se ne sono accorti anche i tifosi davanti ai televisori e quelli allo stadio che alla fine si sono prodotti in un applauso consolatorio, ma il risultato è stato penalizzante per la squadra condotta da Ranieri: l’Inter lascia la Champions agli ottavi e non si sa se è un arrivederci o un temporaneo, si spera breve, addio. Per capire quale sarà il futuro prossimo della squadra del patron Moratti tempi.it ha contattato Gianluca Rossi, giornalista e opinionista di fede interista, protagonista delle serate calcistiche di Tele Lombardia e Antenna Tre.

Poteva andare peggio di così?
I cicli finiscono. Questa è una squadra che ha vinto quindici trofei in sette anni, sapevamo che ormai eravamo a fine corsa, l’eliminazione dalla Champions dà i crismi dell’ufficialità. Credo però che non si debbano fare tragedie: è chiaro che se, tra andata e ritorno, prendi due gol nei minuti di recupero e li prendi male, il destino sia segnato. L’importante è che già da oggi cominci la rifondazione, con calma, per costruire una nuova squadra vincente.

Ha ragione Ranieri quando parla di stagione in cui è andato tutto storto?
Questa stagione è piena di alibi. Il calcio ha una sua logica: l’Inter è una società che dopo il “triplete” ha vissuto un po’ di appagamento, due mercati sbagliati, un avvio di stagione affidato a un allenatore assolutamente inadeguato come Gasperini, una squadra senza fiato, “chilometrata”. Tutti questi fattori hanno portato una stagione come questa. Però non sono d’accordo con chi afferma che l’Inter va male già da due anni. L’anno scorso, pur fra mille contraddizioni, abbiamo vinto la Coppa del Mondo per club, la Coppa Italia e siamo arrivati secondi in campionato a sei punti dal Milan di Ibrahimovic, dopo una lunga rincorsa. Magari avessimo raggiunto gli stessi risultati anche quest’anno.

Ora però bisogna pensare al futuro: rifondazione o correzioni su un telaio già collaudato?
Per prima cosa, prima della scelta dell’allenatore e del parco giocatori bisognerà rifondare la struttura societaria, prendere un nuovo manager che sia in grado di parlare chiaro e ripartire da zero e con i soldi messi a disposizione costruire una nuova squadra.

Tutto dipende dai soldi di Moratti. Puntare sui grandi nomi oppure puntare sui giovani. Nel secondo caso sarebbe molto importante la scelta del tecnico.
Parliamoci chiaro: Guardiola e Mourinho, per dire i due nomi più desiderati, hanno costi proibitivi.

Capello, intanto, si è già professato milanista al 100 per cento …
Fabio Capello ha fatto questa dichiarazione quando gli è stato detto che non sarebbe stato lui l’allenatore della rifondazione e poi ormai è un po’ anzianotto. Serve un mister giovane, come Villas Boas o Blanc.

Un italiano? Guidolin, per esempio?
Non so fino a che punto piaccia a Moratti.

Adesso però c’è da finire il campionato.
Gli obiettivi di stagione si sono polverizzati e con Ranieri o senza di lui a questo punto cambierebbe davvero poco. In campionato credo che si galleggerà tra il quarto e l’ottavo posto. Arrivare terzi è improbabile, troppe le squadre davanti. Bisognerà chiudere con dignità, diversi giocatori sanno che non verranno confermati, quindi non mi aspetto un finale trionfale. Bisognerà cominciare a buttare nella mischia i giovani, anche per capire fino a che punto possono essere utili alla causa. Insomma, per assurdo, adesso comincia la parte più divertente: si chiude un ciclo, si tira una riga e si riparte.

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