
Ruggiero e Bossi. Casini? Non per Berlusconi
Da noi il voto politico ed il voto amministrativo sono sempre andati per strade diverse; è accaduto per tutte le legislature della prima Repubblica, l’idea che ci fosse uno strascico del voto nazionale del 13 maggio era errata. Anzi: sarebbe stato più facile che la Casa delle Libertà vincesse nel caso che le elezioni amministrative fossero state separate dalle elezioni politiche. Vi è piuttosto da dire sulla bella fregatura che Forza Italia ha avuto con la questione delle liste civetta: quando si vuol fare troppo i furbi si finisce per passare da stupidi. Vorrei sapere se gli efficentissimi uffici elettorali di Forza Italia avessero tenuto conto della possibilità di questo bidone o se questo è caduto sugli uffici di Scaiola come fulmine a ciel sereno. Un’altra questione che ha amareggiato la vittoria è l’immediata apertura delle trattative per il governo. Esse avrebbero dovuto essere state rigorosamente posticipate al conferimento dell’incarico. E poi: sia chiaro, questo è il governo Berlusconi, non è un governo di coalizione, è Berlusconi che decide gli incarichi. Si è fatto tanto rumore per Bossi, ma infine Bossi ha chiesto la visibilità, ed infine questa è una giusta richiesta. Bossi, anche se politicamente in rimessa, rappresenta un’idea politica, quella del problema del Nord; piaccia o non piaccia la Lega Nord è un fatto culturale. Si può discutere se ciò deve prendere la forma della presidenza della Camera (il che sembra troppo poco) o che convenga invece associare più direttamente la Lega all’azione di governo. Questo criterio a me sembrerebbe migliore. Ad ogni modo, il problema esiste. Occorre rendere evidente che la Lega è parte della maggioranza. Del resto, Bossi non ha insistito sul referendum lombardo, che avrebbe potuto nuocere nel Sud alla Casa per la libertà, nonostante il grande fracasso che Formigoni ha fatto su di esso. Si può discutere, ovviamente la decisione di Berlusconi di nominare Ruggiero agli Esteri: ma ormai essa è una decisione presa. Ed il Ccd non ha alcun titolo a rivendicare il posto che gli era stato promesso dopo che il leader ha scelto. Se oggi Berlusconi dovesse cedere a Casini, ne verrebbe indebolita la leadership di governo. Lo dico perché anch’io avrei preferito il leader Ccd agli Esteri: ma comprendo che ci sono ragioni di rappresentanza internazionale che possono inclinare in altra decisione. Nel governo Berlusconi decide Berlusconi. Tentiamo nei fatti il governo del primo ministro. Lo ha fatto D’Alema, ci riprova Berlusconi.
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