Ruini: «Martini figlio della Chiesa. Usarlo contro di essa operazione misera»

Di Redazione
03 Settembre 2012
Riproponiamo l'intervista apparsa ieri su Avvenire a firma di Marina Corradi al cardinale Camillo Ruini sulla figura dell'arcivescovo e cardinale Carlo Maria Martini.

Riproponiamo l’intervista apparsa sabato su Avvenire a firma di Marina Corradi al cardinale Camillo Ruini sulla figura dell’arcivescovo e cardinale Carlo Maria Martini.

Ruini: «Anticipò la nuova evangelizzazione»

Il cardinale Carlo Maria Martini è morto da pochi minuti. Nel suo studio accanto alle mura vaticane il cardinale Ruini torna con la memoria al primo incontro con lui. Trent’anni fa. 1982: Ruini era vicario episcopale a Reggio Emilia, Martini era già l’arcivescovo di Milano. «Andai un giorno a Milano – ricorda – per invitarlo a un grande convegno diocesano a Reggio. Dal primo momento ho avuto l’impressione di trovarmi di fronte a una persona di grande nobiltà; di una intelligenza penetrante, caratterizzata da una intensità profonda che dava il timbro alla sua vita. Un uomo che aveva molti registri; capace non solo dell’approccio dello studioso o di finezza psicologica, ma anche di intelligenza  pratica. Uno che sapeva affrontare e risolvere i problemi concreti. La sua figura stessa imponeva rispetto; aveva in sè una grande autorevolezza».

Un anno dopo Ruini divenne vescovo, e poco dopo fu chiamato fra i vicepresidenti del comitato preparatorio del grande Convegno ecclesiale di Loreto, di cui Martini era il presidente. «Mi chiesi se non fosse stato proprio lui a fare il mio nome. Ci vedemmo un’estate sulle Dolomiti, e poi regolarmente alle riunioni del Comitato preparatorio. Nell’86 io divenni segretario della Cei e lo incontravo dunque nel Consiglio permanente».

Di chi era erede, o alunno, Carlo Maria Martini?
Era figlio della Compagnia di Gesù, innanzitutto; poi figlio del Concilio, e, culturalmente, dell’Università Gregoriana e del Pontificio Istituto Biblico. Ammirava molto un teologo e filosofo, Bernard Lonergan, un canadese, e il nome di questo maestro ci ha unito, giacché al Gregoriano io ero stato un affezionato alunno di Lonergan. Lonergan è un grande rappresentante della teologia contemporanea; studioso di Tommaso, ma anche uomo che aveva acquisito in sé il Concilio, e caratterizzato da una profonda comprensione della cultura moderna, in particolare del pensiero scientifico. Un teologo dunque dedito alla declinazione del rapporto tra fede e ragione.

Del Martini arcivescovo di Milano, che ricordo ha? In particolare la Cattedra dei non credenti non lo ha visto quasi nel ruolo di iniziatore nell’ambito di quella che oggi chiamiamo “nuova evangelizzazione”?
È stato in effetti un grande iniziatore nell’ambito della nuova evangelizzazione. Martini però è stato pastore in senso completo e anche concreto; ha lasciato un’orma profonda nella diocesi di Milano, in un certo senso la ha riplasmata.

Martini usava una espressione: «Il non credente che è in me», che rende bene la tensione di molti cristiani oggi: divisi tra la fede ereditata e una cultura dominante che tende a negarla.
Questa parole indicano qualcosa che ci accompagna fino all’ultimo giorno, perché la tentazione contro la fede è sempre possibile. Santa Teresa di Lisieux prossima alla morte fu tentata da un materialismo radicale. Questa espressione dice dunque di qualcosa di molto forte e vero: non siamo mai definitivamente consolidati nella fede. Il che non significa negare la distinzione fra il credere e il non credere. La differenza invece è profonda: con Dio o senza Dio, infatti, cambia tutto.

Su temi etici come fecondazione artificiale e unioni omosessuali, Martini sembrava più aperto alle ragioni di certa cultura laica. Avete avuto un dialogo, o magari uno scontro?
Abbiamo avuto all’interno del Consiglio permanente della Cei un dialogo amichevole e a più voci, mai uno scontro. Non sono mai emerse del resto divergenze profonde.

Negli ultimi anni però il cardinale  Martini ha espresso pubblicamente posizioni chiaramente lontane dalle sue e da quelle della Cei.
Non lo nego, come non nascondo che resto intimamente convinto della fondatezza della posizioni della Cei, che sono anche quelle del magistero pontificio e hanno una profonda radice antropologica

Ora qualcuno forse cercherà di fare del cardinale un alfiere del rifiuto dell’accanimento terapeutico…
L’accanimento terapeutico è respinto anche dalla Chiesa. Martini è stato un grande figlio della Chiesa; cercare di giocare la sua eredità contro di essa sarebbe una operazione assai misera.

In uno degli ultimi incontri pubblici a Milano, Martini disse di essersi «riappacificato con la morte» quando aveva capito che «senza la morte non faremmo mai un atto di piena fiducia in Dio»; la morte dunque come “affidamento totale”.
La morte certamente è l’affidamento totale, il «caso serio» della fede, come scrisse Hans Urs von Balthasar. Per questo nell’Ave Maria diciamo: «Prega per noi adesso e nell’ora nostra morte». Il cardinale Martini ha espresso questa ultima verità: che senza Dio non c’è vita. Solo in Lui si concentra nell’ultima ora la speranza dell’uomo.

Sembra che abbia chiesto che nelle ultime ore gli fossero lette le Beatitudini.
Le Beatitudini, certo: il cuore del Vangelo, il sigillo del cristianesimo, e anche della sua infinita speranza.

 

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10 commenti

  1. Giovanni

    Dopo la morte è stato onorato da tutti quelli che in vita lo hanno ritenuto scomodo. Succede sempre così.

    1. maio

      Quelli che in vita lo ritenevano scomodo, non lo hanno onorato, hanno soltanto presenziato al suo funerale , ad uso e consumo di fotografi e telecamere, nemmeno capaci di esprimere poche parole di vera umanità e rispetto.

      1. Gino

        Queste affermazioni tradiscono risentimento, rancore. E sono il primo modo di tradire la testimonianza del Cardinale. Trovo oltremodo presuntuoso e pretestuoso farsi interpreti delle intenzioni altrui. Se gli vuole davvero bene, gioisca della sua presenza, certa, al cospetto del Padreterno, senza strumentalizzare una morte per sputare veleno.

  2. maio

    A proposito di chi compie “operazioni misere”, la dimensione di certi personaggi pubblici si coglie anche da come commentano eventi come la morte di Martini.

    Ha detto Vendola: “Dà emozione l’idea di questa grande vita che si va spegnendo, il cardinal Martini è stato una delle voci più belle, limpide e profonde, un pastore raro e un teologo raffinato, uno capace di profezia nei momenti difficili. Anche nel momento più difficile si sale da soli sulla croce, anche nel momento in cui si avvicina il fine vita lui sceglie il primato della dignità rifiutando l’accanimento terapeutico. È un atto straordinario su cui tutti, a partire dai vertici della chiesa, devono riflettere con la delicatezza che merita la questione”.

    Ha detto Formigoni: “”Mi stringo in preghiera per lui col cardinale Scola e la Chiesa ambrosiana”.
    Ecco il commento freddo, burocratico, senza emozione ne sentimento di chi dice di rappresentare la politica per i cattolici lombardi.

    Voi di CL vi riconoscete in questo modo di commentare la vita e la morte di un Personaggio come Martini? Voi di CL siete tutti così?

    1. Leone

      Di fronte alla morte il credente prega, il non credente fa rispettosamente silenzio, il cretino normale sproloquia, il cretino sciacallo sproloquia e strumentalizza.

      1. maio

        Hai dimenticato il cretino-cretino che mai e poi mai riesce ad aprire gli occhi.

        1. michele

          <<Dove sono le singole persone piene di generosità come il buon samaritano? Che hanno fede come il centurione romano? Che sono entusiaste come Giovanni Battista? Che osano il nuovo come Paolo? Che sono fedeli come Maria di Magdala? Io consiglio al Papa e ai vescovi di cercare dodici persone fuori dalle righe per i posti direzionali. Uomini che siano vicini ai più poveri e che siano circondati da giovani e che sperimentino cose nuove. Abbiamo bisogno del confronto con uomini che ardono in modo che lo spirito possa diffondersi ovunque».

          povero cardinale se in 85 anni non ha mai trovato 12 persone generose bastava che me lo chiedeva gli davo io un po' di indirizzi !! – se poi consideriamo che le succitate parole fanno parte del suo testamento….

        2. Leone

          Hai ragione, mi ero proprio dimenticato di quelli come te.

        3. Leone

          Hai ragione Maio, mi ero proprio dimenticato di quelli come te.
          Così non ci sono dubbi in merito a chi io mi riferisca.

  3. Alberto

    Che il Signore lo accolga. “Quando nei movimenti prevalgono le dinamiche del potere e del profitto, la Grazia può andare perduta e la Chiesa invece di arricchirsi di una nuova energia spirituale, sperimenta emorragie debilitanti.” C.M. Martini.

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