Russia. Arresti, multe, persecuzioni contro si oppone alla guerra

Continuano le prese di posizione di singoli cittadini russi contro la guerra, picchetti, flash mob o altre iniziative censurate dal regime.

A Mosca e a Krasnodar alcuni attivisti hanno inscenato proteste silenziose stendendosi a terra, in ricordo dell’eccidio di Buča.

Croci in cortile

Un’altra iniziativa è stata lanciata dal Movimento femminista russo con l’hashtag #Мариуполь5000, per ricordare le migliaia di civili morti a Mariupol: «La Russia dai primi giorni della guerra bombarda gli edifici residenziali, e la città è bloccata: i sopravvissuti non possono procurarsi cibo e medicine e non possono uscire. Poiché i corpi non possono essere portati nei cimiteri, i vivi seppelliscono i loro morti direttamente nei cortili (…). La Russia continua a negare la propria responsabilità, e i propagandisti raccontano che la città è stata bombardata dall’Ucraina.  Questa è una bugia e un insulto alla memoria dei morti – scrivono sul canale Telegram. – Le autorità russe fanno di tutto per distruggere l’empatia e la compassione nei cittadini, ai quali non vengono mostrate né le immagini dei morti e dei feriti, né le croci piantate vicino ai parco-giochi per i bambini. Mostriamo loro il vero paesaggio della guerra: vi invitiamo a installare nei cortili una croce con una targa in memoria dei morti di Mariupol. Vogliamo provare a installare 5000 croci in tutta la Russia: aiutateci».

La poesia di Majakovskij

Continua la pressione della propaganda sugli studenti, soprattutto nelle università. Molti però non ci stanno e rispondono con volantini e appelli ai rettori. Sui volantini si trovano spesso citazioni letterarie, come nel caso della poesia di Majakovskij Ne sono responsabili, scritta nel 1917 in segno di protesta contro il protrarsi della Prima guerra mondiale:

«Chi sta sopra il cielo delle battaglie –
la libertà?
dio?
Il rublo!
Quand’è che ti solleverai, in tutta la tua grandezza,
tu,
che a loro dài la tua vita?
Quand’è che gli sbatterai in faccia la domanda: per cosa combattiamo?».

I fogli con i nomi delle città bombardate

Numerosi anche i singoli picchetti con relativi fermi e multe salate, che ora vengono comminate in base al nuovo articolo 20.3.3 del Codice degli illeciti amministrativi, che riguarda la diffamazione delle forze armate (se l’azione è reiterata nel corso dello stesso anno, da civile il caso passa al penale con condanne a diversi anni di reclusione).

A Novosibirsk una donna è stata accusata di screditare l’esercito per aver incollato, sui pannelli che celebrano l’annessione russa della Crimea, alcuni fogli su cui erano riportati i nomi delle città ucraine bombardate.

«Non uccidere»

Vi sono stati anche casi surreali, come quello del signor Aleksej Nikitin di Mosca che s’è preso una multa per aver riportato su un cartello una frase di Tolstoj tratta da Cristianesimo e patriottismo: «Il patriottismo (…) è la perdita di ogni dignità̀ umana, di ogni ragione e coscienza: è la servile sommissione ai potenti». Secondo la polizia è da considerarsi «un invito a rovesciare l’attuale governo, e a seguire l’ideologia tolstoiana».

Il 7 aprile a San Pietroburgo Artur Dmitriev è stato arrestato mentre manifestava con un cartello su cui aveva riportato un paio di frasi dal discorso pronunciato il 9 maggio 2021 da Putin, in occasione del 76° anniversario della fine della Seconda guerra mondiale: «La guerra ha portato così tanto dolore che è impossibile dimenticarla, non c’è perdono per coloro che stanno di nuovo tramando piani aggressivi».

A San Pietroburgo Kirill Karmanov è stato fermato per un picchetto solitario con la scritta «Ragazzi, viviamo da amici!» tratta dal Gatto Leopol’d, un famoso personaggio dei cartoni animati sovietici, e accompagnata dal quinto comandamento «Non uccidere».

«Anche se non dici niente»

OVD_Info riporta una decina di arresti a Mosca per picchetti solitari presso la Torre tv Ostankino, il ministero della Difesa, la cattedrale ortodossa di Cristo Salvatore, in piazza Puškin e sulla Piazza Rossa. Qui è stata fermata e denunciata la giovane Zlata Evropejceva per aver «manifestato» con le mani alzate ma senza reggere alcun cartello, e con la scritta «autocensura» sulla maglietta.

«Oggi nella nostra società – ha dichiarato – non importa se ti schieri contro la guerra oppure no. Anche se non dici niente, anche se ti costringi a tacere, ti porteranno via lo stesso e finirai in prigione. L’unica cosa che rimane è gridare».

Concerto interrotto

Paradigmatico della fobia che domina nella politica culturale ufficiale, è stato l’intervento della polizia al centro culturale Rassvet di Mosca, ad interrompere il concerto del pianista Aleksej Ljubimov e della cantante Jana Ivanilova – episodio rimbalzato anche sui media internazionali.

In programma c’erano opere del compositore ucraino Valentin Sil’vestrov – oltretutto su versi di classici russi quali Tjutčev, Puškin, Blok, Mandel’štam, – e successivamente opere di Schubert. Tanto è bastato ad inscenare la «segnalazione di una bomba nell’edificio». Ljubimov ha comunque condotto a termine un Improvviso di Schubert, seguito dall’ovazione del pubblico, mentre qualcuno scandiva «vergogna» all’indirizzo dei due agenti, piuttosto imbarazzati. Il pubblico e gli artisti hanno poi aspettato fuori, ma il concerto non è più proseguito. Al Rassvet a marzo c’era stata una lettura di «Poesie contro la guerra».

Foto Telegram

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