Sì, c’è anche il petrolio da liberare

Di Gianni Baget Bozzo
09 Gennaio 2003
Il conto alla rovescia per l’attacco angloamericano all’Irak è già cominciato

Il conto alla rovescia per l’attacco angloamericano all’Irak è già cominciato; e l’idea di una mediazione saudita per convincere il tiranno di Bagdad a ritirarsi in pensione è un sogno proibito. Saddam non è una persona, è una struttura di potere, non è solo il capo a dover essere rimosso, è tutto il suo sistema di comando. Sembra strano sentir dire che basterebbe un colpo di rivoltella a risolvere la questione irakena.
La sfida è molto più grande. Il problema del controllo delle riserve petrolifere del mondo è troppo importante (soprattutto dopo che la follia ecologista ha rimosso il nucleare) per lasciarlo in mano a wahabiti sauditi ed al tiranno irakeno. Occorre che l’Occidente prenda in mano le condizioni del suo sviluppo. La guerra al colonialismo degli anni’60 ha condotto l’Africa alla carneficina interetnica ed ha lasciato in mano alla rabbia islamica contro la Cristianità le sorgenti di progresso dell’economia occidentale. Solo il ritorno dell’unica potenza imperiale rimasta, dopo la secolare guerra civile europea del XX secolo, gli Stati Uniti, può determinare una situazione di sicurezza per l’Occidente nell’area islamica. Per la loro stessa religione, gli islamici non comprendono altre ragioni che la forza, ed il loro Allah è un dio della forza: la sconfitta musulmana è inspiegabile per i musulmani e quindi la accettano come una imperscrutabile volontà del loro dio.
Non è ancora certo il modo dell’intervento americano, anche se il dibattito al riguardo sembra piuttosto un gioco delle parti che una vera trattativa internazionale. Non si sa se l’intervento avverrà in base all’articolo 11 o all’articolo 12 della Carta dell’Onu, ambedue invocati dalla risoluzione 1044 del Consiglio di Sicurezza.
Ma è proprio il fatto che l’intervento possa avvenire, in base alla 1044, anche solo in riferimento al diritto nazionale all’autodifesa, e quindi per atto unilaterale angloamericano, che rende molto probabile il placet del Consiglio di Sicurezza. Se l’attacco angloamericano a tutela di una decisione delle Nazioni Unite, ripetutamente violata dal tiranno irakeno, avvenisse per una azione formalmente decisa dal Consiglio, sarebbe la fine delle Nazioni Unite. Sarebbe il riconoscimento che solo l’impero americano è in grado di mantenere la legalità internazionale. Tutto sembra muovere in questa direzione, il Consiglio di Sicurezza non ha reagito alla dichiarazione americana che l’incompletezza della documentazione irakena sui propri armamenti è già una violazione materiale della decisione 1044 del Consiglio. In realtà la 1044 non prevede un nuovo voto del Consiglio di Sicurezza prima dell’attacco, ma solo un secondo passaggio; cioè un dibattito ma non un voto. Con ciò si avrebbe una autorizzazione del Consiglio ma non una decisione formale di esso.
Ma è più credibile che si vada più in là di questo, vista l’evoluzione della posizione francese, e che si abbia un voto del Consiglio a favore delle sanzioni militari che in ogni caso rimarrebbero in mano angloamericana e dei “volontari” che si aggiungessero ad essi; tra cui è probabile ci siano Spagna, Francia, Italia ed altri.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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