«In Italia è già definito dai contratti collettivi nazionali, e se imposto non risolverebbe i problemi. Che ci sono, ma vanno affrontati diversamente», dice Francesco Seghezzi (Adapt)
Il segretario del Pd Enrico Letta ha detto che «è tempo di aprire una discussione sul salario minimo» (foto Ansa)
Attenzione al possibile boomerang del salario minimo garantito. Dice bene, infatti, Dario Di Vico sul Corriere della Sera, quando avverte che «il principale pericolo di un salario minimo fissato per legge è quello di scardinare la contrattazione nazionale, laddove quest’ultima ha mostrato di funzionare, visto che oggi i minimi previsti dagli accordi siglati, ad esempio dai metalmeccanici, segnano già 10 euro come minimo».
Il salario minimo c'è già
Il fatto è, spiega a Tempi Francesco Seghezzi, presidente della Fondazione Adapt, uno tra i più autorevoli osservatori sul mercato del lavoro, che il «salario minimo, in Italia, è già ampiamente definito dai minimi tabellari che sono presenti all’interno dei contratti collettivi» del lavoro. Ciò significa, prosegue, che, «per restare sull’esempio del metalmeccanico, in virtù del contratto di categoria da questi siglato, egli può già fare affidamento su di un salario minimo garantito». E c’è di più: i contratti collettivi, infatti...