S’avanza un nuovo terrorismo

Di Gianni Baget Bozzo
16 Gennaio 2003
Ora sappiamo che i Cobas avevano stretti rapporti con il ”blocco nero” a Genova: e proprio nella zona in cui morì Giuliani, la zona in cui si concentrò l’attacco

Ora sappiamo che i Cobas avevano stretti rapporti con il ”blocco nero” a Genova: e proprio nella zona in cui morì Giuliani, la zona in cui si concentrò l’attacco. Lo sappiamo dal riscontro di due dirigenti Cobas, le cui foto erano state fatte pubblicare dal pubblico ministero genovese su un giornale della città: essi sono apparsi in contatto con uomini del “blocco nero”. Non è un fatto nuovo: sia il sindacato di sinistra che il Pci ebbero sempre una zona grigia in cui anche i terroristi ideologici o bracci armati potevano passare. C’è stato ben altro che il pestaggio della Diaz, a Genova in quei giorni, c’è stato un attacco alla città: solo che la stampa è di sinistra ed ha approfittato della Diaz per nascondere la violenza del “blocco nero”; la copertura della violenza da parte della stampa genovese, italiana ed estera è stato completa. Viviamo nel paese in cui la direzione dell’opinione sembra affidata a un ministero della cultura popolare di sinistra. Non a caso a Genova, poco più di un anno dopo i fatti del G8, veniva organizzato un attentato contro la questura. Due bombe: il primo colpo avrebbe attratto fuori i poliziotti, il secondo colpo, vicino e molto più potente, avrebbe ucciso. A piazza De Ferrari, dopo la manifestazione ”pacifica”, elogiata dal sindaco Pericu, spiccavano le scritte “Placanica assassino” in rosso, il colore del sangue. E dove leggiamo simili frasi? Nel manifesto che rivendicava l’attentato alla questura di Genova ed in cui si formulavano contro Placanica precise minacce di morte. Il ministero degli Interni afferma che ci si trova di fronte ad un nuovo terrorismo, che non può essere considerato una semplice continuazione del terrorismo delle Brigate Rosse. Lo si vede già nel testo che rivendica l’attentato di Genova. Qui non appare nulla del gergo tradizionale del terrorismo degli anni ’70, nessun riferimento alle multinazionali. L’attacco è diretto specificamente contro le forze dell’ordine a Genova; e non verso i loro comandi, ma verso i militari come tali. Minaccia un attacco ad un loro bar in Bolzaneto, il luogo in cui si trova la scuola Diaz. La connessione con i fatti di Genova è sin troppo evidente. I nuovi gruppi si definiscono anarchico-insurrezionali: e nulla è più lontano dalla cultura Br che l’anarchia e l’insurrezione. Le Br nascono dalla cultura leninista di Stato e rivoluzione, il loro obiettivo non è l’insurrezione, ma appunto la rivoluzione, il cambio radicale delle strutture politiche e sociali. È quindi molto facile stabilire la differenza degli anarco-insurrezionalisti ed una connessione tra il “blocco nero” dei giorni del G8 e la nuova cultura delle bombe. Viene alla mente la strategia dell’Eta basca: anch’essa mira alle forze di polizia, non ha cultura leninista: ed usa abitualmente non l’esecuzione brigatista, direttamente sulle persone vista come atto dello Stato proletario, ma la bomba: un metodo che ricorda quello degli anarchici dell’Ottocento e del primo Novecento. Su questa diversa cultura può incidere il modello del terrorismo palestinese, anch’esso non marxista. Ma l’ideologia degli anarchico-insurrezionali non è nazista, come nel caso basco e palestinese.
La cultura del “blocco nero” è invece appunto insurrezionale, mira alla rivolta non alla rivoluzione: e si scontra non con l’ordine sociale ma con il corpo politico chiamato a fronteggiare i rivoltosi cioè le forze dell’ordine. Dal contro Stato proletario e la rivoluzione delle Br passiamo alla cultura della protesta e della rivolta, il medesimo tema del “blocco nero” durante le giornate del G8. Il “blocco nero” intende dissociarsi dopo Firenze dai convegni antiglobalizzazione gestiti mediante la Cgil dalla sinistra storica, il “blocco nero” prende la sua autonomia. Ma mostra che è da tempo la vera chiave di volta del movimento antiglobal, il cuore duro del movimento.

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