
Scrivetelo sui muri: “Il mondo: una meraviglia ai miei occhi”

A volte, una vena di follia scorre anche nella didattica.
Accade in un quartiere milanese. Esiste una Fondazione, la Mandelli Rodari, situata nel quartiere di Dergano, a Milano: tre differenti scuole, tre plessi a un tiro di schioppo l’uno dall’altro che vanno dalla Scuola dell’Infanzia fino alla Secondaria di Primo Grado, sparse come chicchi di mais in una pannocchia variegata, quale è la multiformità della vita delle strade che le uniscono.
Dodici mesi fa, a giugno 2023, nell’Infanzia nasce un’idea: rendere più bello il giardino della scuola dipingendo un murale sul suo muro perimetrale. E la proposta vola a una fra i docenti di Arte e Immagine della Secondaria, Annachiara Lodi che pensa a come farla diventare un progetto didattico per i suoi studenti di Seconda Media.
È ottobre – ora di decidere sul serio se partire o meno. Il progetto c’è, ma è solo un’idea: l’unica cosa certa è un enorme preventivo di spesa per ristrutturare il muro. Sembra impossibile, invece si riesce a partecipare a un interessante progetto dal titolo “Tracce-Percorsi collettivi per una comunità educante”, che coinvolge numerose realtà attive sul territorio con servizi assistenziali, educativi e culturali.
Il contributo della Fondazione Mandelli Rodari all’interno di questo progetto diventa così la creazione di un grande murale sul muro di cinta della scuola dell’infanzia Antonio Rodari, affacciato su via Abba, alto 4 metri e lungo quasi 80 metri che prenderà il titolo “Il mondo: una meraviglia ai miei occhi”.
Cosa si vuol dipingere su quel muro? La vita, la realtà dei bambini. Ma viste dai loro occhi, attraverso i loro disegni, che verranno poi composti e dipinti dai ragazzi della Secondaria.
Quello è un unicorno?
L’idea è bella, la Fondazione ci sta (ecco il pizzico di follia) e si prende tutto il rischio. Ed ecco, parte un carrozzone della durata di ben 8 mesi.
Nei mesi autunnali e fino a inizio primavera il muro, assai vecchio, viene ristrutturato, rasato e ridipinto (circa 80 metri). I bambini, più di cento, dalle finestre delle aule che danno sul giardino, spiano gli imbianchini e sussurrano: “Maestra, ma perché, se il muro deve diventare più bello, ora è più brutto di prima?” – “Aspettate e vedrete!”. In classe, ma anche a casa, le maestre e i genitori propongono ai bimbi dei pennarelli neri e chiedono di disegnare quello che più piace loro. E i disegni pian piano si accumulano, diventando più di 800.
Dall’altra parte della via, nel plesso della Secondaria di Primo Grado, 120 ragazzi ricevono dei fogli con l’alzata del muro, bianco, vuoto: “Riempitelo con quello che vorreste vederci sopra” – dice la prof. – “Centoventi teste fanno molte più idee di quello che potrei avere io, da sola!”. Allora i ragazzi disegnano, progettano, scrivono: in pratica, si mettono nei panni dei più piccoli. Le idee fioccano e vengono portate alla Direttrice dell’Infanzia. Si screma, si ritorna in classe, si riparla con le maestre per chiedere nuovi disegni e si ridiscute tutto coi ragazzi che, da quel momento, stanno già posizionando i disegni vettorializzati su un file digitale, componendo, avendo l’attenzione di considerare tutto, perfino le altezze dei bambini.
“Questa casetta sarà alta circa 30 centimetri, è grande abbastanza!”.
“Ma quello, che animale è!? Il bambino ha scritto che è un porcello, ma a me pare più uno scoiattolo!”.
“Perché non facciamo un angolo per festeggiare pieno di caramelle, festoni e torte, visto che ne han disegnate così tante? Così si festeggiano quando è il loro compleanno!”.
“QUELLO sarebbe un unicorno?!”.
“Perché non mettiamo nel locale spazzatura una strega con calderoni e pozioni magiche? Così diventa l’antro che fa paura e nessuno ci entra!”
Una volta finita la progettazione, il tam-tam ai genitori: “Venite qualche sera, proiettiamo il file sul muro, abbiamo tante matite ma servono le mani!”. E i genitori arrivano, a frotte, contentissimi.
Cosa abbiamo scoperto
È iniziato aprile, il mese delle piogge, ma il progetto non si ferma: in soccorso al cantiere mattutino dei ragazzi di seconda, i pittori protagonisti, arrivano una ventina di liceali di Terza e Quarta figurativo del Liceo Artistico Sacro Cuore, Milano. Un PCTO preziosissimo per la gestione del cantiere (“Maestra! Ma perché quei ragazzi hanno le tute bianche? Stanno andando sulla Luna?”) e perché i ragazzi della Mandelli vedano qualcuno di più grande, esperto, che guidi aiutando la prof. e Martina Dolfini, l’altro adulto di riferimento per la fase pittorica.
Durante le ore curricolari di Arte e Immagine, in due mesi di scuola (e qualche sabato volontario) il murale termina: i ragazzi hanno sperimentato sulla propria pelle cosa vuol dire dipingere col sole negli occhi, o dover coprire con le braccia un sole appena dipinto per proteggerlo da una pioggia improvvisa. Le parole dei ragazzi, a fine lavoro, sono piene di stupore e gratitudine, per aver ricevuto uno sguardo di stima, un compito difficile.
“Durante questo lavoro all’aperto ho scoperto una mia versatilità che non credevo di avere, poiché molte volte mi ritrovo a rifiutarmi di fare determinate cose, solo perché non ne ho voglia. Anche se la cosa che mi ha reso più felice in assoluto è stato il fatto di lavorare in sincronia con i miei compagni e di aver dato una mano alle prof ed ai ragazzi del pcto nello svolgimento di questo lavoro, è stata una cosa indescrivibilmente bella e soddisfacente poter guardare quel murales e dire che anch’io vi ho contribuito”.
E ancora:
“Sono dispiaciuta, perché anche questi momenti di gioia, felicità e divertimento sono diventati ricordi, che porterò con me nel racconto delle medie. Chi lo sa? Magari tra trent’anni accompagnerò mio figlio all’asilo e gli racconterò di questa esperienza. Ho capito davvero del valore di questa scuola: non sei un numero, un robot, qua sei tu. Puoi non avere tutte le abilità del mondo, puoi avere combinato qualsiasi danno, ma per i prof rimani tu. In questo lavoro ognuno di noi è stato protagonista dell’opera: ognuno aveva il suo compito, in alcuni momenti eravamo noi a scegliere il colore da mettere, la prof e i ragazzi ci aiutavano e ci chiedevano aiuto allo stesso tempo… ci si sentiva desiderati”.
Fino alle stelle
Non da ultimo, anche gli adulti sono stati spiazzati dalla crescita umana che il progetto è stato: “Dirigere un progetto del genere è stato una cosa molto diversa dallo stare in classe e mi ha messo alla prova. Ci siamo presi tutti, davvero, dei grandi rischi! Spesso, e le maestre ne sono testimoni, mi sono sentita un flipper durante le ore di cantiere, e ho dovuto rinunciare a un mio ‘irrinunciabile’ che è l’avere tutto sotto controllo (piogge tropicali in primis): ho dovuto accettare abbastanza presto che il murale stava accadendo grazie a tutti i ragazzi e alla loro matura decisione, e non perché lo stessi controllando io. Per me, questo è stato molto educativo. Cosa mi ha sostenuto? La compagnia degli adulti intorno a me, e vedere questo popolo che si è mosso, felice”.
Ecco, con le parole dei ragazzi, quello che si apre se si accede al giardino: “Il percorso che vogliamo offrire a coloro che si incamminano dal cancello fino al termine del muro è un viaggio, quasi magico, in un mondo che arriva ai confini dell’immaginazione, ammesso che l’immaginazione abbia confini. Dal semplice momento in cui si entra nell’asilo, si attraversano grandi città, simpatiche e colorate, campagne rigogliose, verdi foreste, le misteriose profonde acque dell’oceano, piene di tesori nascosti e relitti affondati, tutto pieno di animali che vanno dal più piccolo insetto alle più grandi balene. E poi ancora si attraversano i regni dimenticati, con castelli, principi, principesse e cavalieri. E anche le zone più paurose, come la casa della strega e dei mostri, fino an arrivare su a toccare le stelle. E alla fine, per chiudere in bellezza, una zona dove ogni bambino dell’asilo potrà posizionarsi e fare una foto il giorno del suo compleanno. Questa è la fine del murales, ma l’immaginazione non avrà mai fine, ed è per questo che invito i bambini (e gli adulti) a continuare il loro fantastico viaggio, magari ispirati proprio da questo muro, che pur restando fermo può portare in posti straordinari”.
Via Giuseppe Cesare Cesare Abba, 22. Citofonate per farvi aprire e iniziare il viaggio.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!