
SE CONFINDUSTRIA CREA L’OGM SINDACALE
E’ nella storia della Fiat la massima, dovuta a Gianni Agnelli, che la politica di destra si fa meglio con la sinistra. è una battuta celebre, ma corrisponde alla storia. L’industria torinese fu al centro della costituzione del Partito Comunista italiano, con la connessione reale tra la grande industria fordista e la classe operaia, che veniva prodotta appunto come classe dal lavoro fordista. Questo spiega perché, in realtà, la Fiat fu sempre guardata con occhio di riguardo dai comunisti italiani, che le aprirono la strada verso l’Unione Sovietica, dando luogo a Togliattigrad. Non vi furono incursioni nella politica di destra da parte della Fiat, se non con il sindacato auto degli anni ’50, che tentò l’avventura del sindacato interno alla fabbrica, legato alla Commissione interna degli stabilimenti Fiat. Ma esso ebbe breve durata. Fu lo stesso Valletta, che aveva sostenuto l’impresa, a porvi di fatto fine. Vi fu poi, nell’80, la marcia dei capi reparto Fiat contro lo sciopero interno all’azienda, che era allora appoggiato dallo stesso segretario del Pci, Enrico Berlinguer. Infine vi fu la mano di Cesare Romiti nell’impresa, e fu il momento di maggior divorzio della storia della Fiat dal mondo comunista italiano.
Ma l’idea di una alleanza tra produttori era al centro del pensiero di Giorgio Amendola, che pensò a un patto organico tra il Partito Comunista e l’industria italiana, nel comune interesse di mantenere il livello di produzione e quello di occupazione. Era un modo per togliere l’iniziativa politica dalle mani della Dc e dei partiti di centro; ma esso venne sconfessato dal congresso comunista. Questi ricordi ritornano alla mente quando assistiamo al fatto che il presidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, si propone di incontrare il governo assieme a Cgil, Cisl e Uil e ad altre tredici organizzazioni datoriali che hanno sottoscritto il “patto per il Sud” il 2 novembre. è la prima volta che un’iniziativa di questo respiro viene proposta, in forma congiunta, dalla Confindustria insieme ai grandi sindacati confederali, in una materia che coinvolge direttamente le responsabilità del governo. Il sindacato dei datori di lavoro si congiunge con le grandi organizzazioni sindacali nel chiedere un colloquio col presidente del Consiglio, per esporgli un piano comune che sollecita una politica governativa che segua le linee espresse dal documento comune. Essa comprende, tra le altre cose, le richieste di una fiscalità di vantaggio per il Meridione, lo snellimento delle pratiche burocratiche, la riduzione dell’Iva per il rilancio del turismo, la riorganizzazione degli incentivi alle imprese, un piano per la ricerca e l’innovazione.
Si tratta di un documento per sua natura interamente politico, perché comporta di nuovo una sorta di determinazione del Sud come area particolare rispetto al resto del paese. Ricorda la Cassa del Mezzogiorno, che fu alla base di un’industrializzazione fallace che costruì le cattedrali nel deserto. Questa volta non si arriva a tanto, tuttavia sono richieste che costituiscono il Mezzogiorno come zona speciale, diversa dal resto del paese. Quello che importa è notare che approvare un documento con i sindacati in materia che riguarda la politica del governo comporta una scelta politica, che ricorda le simpatie storiche della casa torinese verso il mondo comunista. Più che il contenuto del testo, difficilmente praticabile, quello che conta è la scelta della Confindustria e del suo presidente, che è una sorta di contraltare delle confederazioni datoriali e di quelle dei prestatori d’opera in una comune prospettiva politica. Il documento indica quindi un preciso orientamento della Confindustria, decisa questa volta a dare un significato politico alla sua iniziativa, creando un soggetto prima non esistente, dato dall’intesa politica dei grandi sindacati datoriali e dei lavoratori. E questo alla vigilia di uno sciopero generale, chiaramente politico, indetto contro la finanziaria del governo Berlusconi. Bisognerà vedere se questo è un atto che rimane isolato oppure se esso indica la linea di politicizzazione della Confindustria in una forma inattesa rispetto alla sua storia e ai reali interessi dei suoi associati.
bagetbozzo@ragionpolitica.it
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