“Più società, meno Stato” è la nostra posizione. Siamo minoranza, ma pur sempre minoranza creativa, piena di idee e di persone con la giusta “garra” per cambiare le cose
I leader del centrodestra Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini dopo un round di consultazioni al Quirinale nel 2018 (foto Ansa)
Che si vada a votare non è una tragedia, suvvia. Mancava qualche mese al termine della legislatura, di mezzo c’era l’estate, i partiti ribollivano da tempo. Che finisse così era preventivabile, ed infatti il nostro amico Lodovico Festa l’aveva già scritto in un libro (Draghi o il caos), mettendo assieme i pezzi e tirando le conclusioni di un ragionamento piano e lineare, perché è vero che la politica non è scienza esatta, ma ha pur sempre le sue regole e le sue liturgie.
Piuttosto: dopo una legislatura con governi scombiccherati gialloverdi, giallorossi, di unità nazionale al seguito del migliore dei migliori, vi pare che l’anomalia sia andare a votare con qualche settimana d’anticipo? Suvvia, non raccontiamoci frottole. Non c’è scritto in Costituzione che si possa andare alle urne solo quando è matematicamente certo che vinca la sinistra.
A proposito di sinistra: è già partita la cagnara sulla pericolosa destra fascista, xenofoba, illiberale, antiamericana (detto da gente che ha votat...