
SE L’AGENDA POLITICA SI BASA SUL DIBATTITO FEDE-RAGIONE
Molti mi hanno chiesto di fare un commento sul dibattito attualmente in corso a proposito della capacità della scienza di individuare un “progetto intelligente” nel proprio studio della natura, e soprattutto nell’evoluzione delle specie che culmina nell’uomo. I conservatori religiosi (per lo più protestanti evangelici, più alcuni cattolici) vogliono che agli studenti delle scuole pubbliche sia insegnata la visione “ascientifica” del “progetto intelligente”. Contro di ciò si schierano naturalmente coloro che lo ritengono un’intrusione della religione nel programma di studio delle scuole pubbliche, nonché coloro che si richiamano alla scienza per dare fondamento ad un’agenda politica avversaria della fede religiosa.
Negli Stati Uniti il dibattito sul progetto intelligente è quindi una lotta politica piuttosto che un tema di discussione scientifico o religioso. Nasce dallo sforzo dei cristiani protestanti di opporsi alla potenza politica dei laicisti radicali, i quali si fondano sul neo-darwinismo per giustificare le proprie scelte politiche. Sembrerebbe che, almeno in teoria, il fideismo protestante non dovrebbe curarsi di ciò che la scienza afferma, perché secondo i fideisti fede e ragione sono nettamente separate l’una dall’altra. Ma cosa bisogna fare quando un’ideologia antireligiosa con un preciso obiettivo politico conquista potere politico e si richiama alla scienza per sostenere la propria visione del significato del concetto di uomo? Il “progetto intelligente” è un tentativo di rispondere a questa sfida culturale. Rappresenta un tentativo di riconciliare la scienza con la concezione protestante della fede e di sfuggire in qualche modo alle restrizioni del fideismo. Ironicamente, questa risposta concede troppo alla scienza in quanto lascia che la scienza sia la norma di giudizio per ciò che viene affermata come la verità ultima e definitiva sull’origine e il destino dell’uomo.
Su tale questione, i cattolici partono da un punto di vista completamente diverso. I cattolici sostengono che non c’è nessuna contraddizione tra fede e ragione, se sono entrambe correttamente comprese. La ragione non si scontra con la fede, a patto che non si equipari la ragione al metodo della ricerca scientifica. Il metodo scientifico è una particolare applicazione della ragione, creato per cercare di comprendere le relazioni causali tra eventi materiali e misurabili.
La dimensione spirituale o non-materiale è esclusa da questo metodo fin dal momento stesso in cui inizia la ricerca. La portata della ragione, il cui potere risiede nella sua apertura alla totalità di tutti i fattori che costituiscono la realtà, viene dunque ridimensionata. Un evento, o una serie di eventi, esaminati da questa prospettiva limitata non mostrerà alcuna prova di un progetto intelligente, in quanto quest’ultimo riguarda la libertà e il fine. La concezione cattolica di una capacità della ragione di individuare un progetto intelligente al di là della realtà non dipende dai risultati di questo metodo scientifico. Non c’è bisogno che la scienza, concepita in questo modo, mostri la prova di un progetto intelligente per sostenere che la semplice osservazione della realtà indica la presenza di un progetto o di un fine e di una provvidenza. L’attuale dibattito si fonda su una concezione della ragione molto diversa dalla nostra.
La ragione è in grado di individuare e comprendere l’intelligenza che sta dietro la realtà, ma la nostra fede cattolica concepisce l’Amore come il fondamento ultimo di tutto ciò che esiste e considera l’uomo come una creatura creata per rispondere liberamente a quell’Amore creativo come “autocoscienza dell’universo”, per così dire. Tuttavia, per sostenere questa tesi non ci appelliamo alla scienza, ma alla ragione illuminata dalla fede.
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