
SE L’ASTENSIONISMO E’ SCELTA ATTIVA
Due settimane dopo le elezioni europee e il primo turno delle amministrative, a sentire i politici di entrambi gli schieramenti c’è stato da mettersi le mani nei capelli.
Qual è, questa volta, la mistificazione, se la volta scorsa era la forzatura del dato?
Fino a qualche tempo fa giustamente in Italia si riteneva che votare fosse un valore fondamentale. Era ritenuta l’espressione ultima di una partecipazione positiva alla vita pubblica. Giustamente nel nostro paese si pensava che non partecipare attivamente alla vita civile fosse un fatto negativo per sé e per la collettività. Questa convinzione è alla base del defunto principio per cui votare non è solo un diritto ma anche un dovere.
Adesso, nelle dichiarazioni post-voto, nessun esponente politico e la gran parte dei giornali ha sottolineato che al ballottaggio metà degli aventi diritto non si è fatta viva.
Non è un’operazione indolore: si deve mostrare che l’Italia ha cambiato idea e sta abbandonando Berlusconi per abbracciare Prodi e consorteria varia. Può darsi, ma qui occorre sottolineare un’altra cosa.
Nessuno questa volta si è chiesto perché un elettore su due, senza neanche voler protestare, problematizzare e senza riconoscersi in alcun gruppo, non è andato a votare.
Mamme con i bambini a Cesenatico, uomini soli rimasti in città, giovani in un weekend passato tra discoteche, spiagge e macchine, imprenditori alle prese con ditte in difficoltà, disoccupati non organizzati, amici da bar sono accomunati dal fatto di infischiarsi di chi li comanda.
Come l’80% degli elettori americani di fronte a Bush e Kerry, questo esercito virtuale non è convinto che i suoi problemi sono risolti dal cambio del presidente della Provincia.
Come mai per le europee, a differenza che negli altri paesi, ha votato molta più gente?
Probabilmente perché a differenza delle roboanti affermazioni di partiti di maggioranza e opposizione, molti elettori sanno che le istituzioni decise da schieramenti arcobaleno saranno estranee alle loro sofferenze e alle loro gioie. Si sbagliano?
Ma come fanno a pensare che la viabilità, il buono scuola, il lavoro, saranno argomenti trattati con coerenza e competenza da maggioranze che comprendono al loro interno sostenitori della resistenza irakena e signore annoiate dal lusso? Oppure da altre maggioranze che hanno un sindaco e un presidente della Provincia che si insultano per anni. Se nelle agende dei partiti, da una parte, prevale il belluino istinto di buttare giù Berlusconi senza proporre un programma alternativo e se dall’altra le maggioranze delle autostrade hanno più importanza del sostegno a chi recupera giovani espulsi dal processo scolastico, non scandalizzi il fatto che la gente se ne frega.
Il problema della gente, i problemi per cui un paese rischia il declino, sono posposti a schieramenti da Risiko che promettono l’ingovernabilità o il settarismo. In certi casi si arriva allo sberleffo. Quello che si sta attuando in Toscana, dove esponenti di centrodestra e centrosinistra hanno abolito le preferenze per potere più liberamente imporre i candidati decisi dalle segreterie dei partiti. è quello che accade anche nella Camere di Commercio dove l’antidemocraticità di alcune associazioni impedisce e soffoca l’entrata dei nuovi soggetti. La gente se ne frega perché non è stupida. Altro che svolta epocale.
*Presidente Fondazione per la Sussidiarietà
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