
Se lo Stato non saprà fermare i nuovi briganti possiamo dire addio alla nostra amata democrazia
Lentamente la percezione della politica si allontana dal sentimento del paese. E il sentimento che rafforza l’insicurezza del paese nasce da fatti come la ripresa del brigantaggio. Non si potrebbe definire altrimenti quel che ha denunciato la società svizzera dei vagoni letto: per ben 14 volte,una banda armata ha aggredito e occupato i treni della linea Torino-Palermo, immobilizzandone il personale e saccheggiandone i passeggeri, per poi ogni volta fermare il convoglio con il freno d’emergenza nel punto in cui i complici attendevano coi motori delle macchine accesi. I giornali indicano che i responsabili di tali atti sarebbero europei dell’Est. Certamente c’è un nesso tra questi avvenimenti e l’immigrazione dai paesi balcanici, prima dall’Albania e oggi anche dalla Romania. Il problema della presenza crescente di nomadi romeni è già stato sollevato più volte all’attenzione dell’opinione pubblica. Ma ora è più pregnante, anche perché cambia il costume delle aggressioni.
Nelle città italiane entrano costumi e stili di vita che non sono italiani e quindi modificano la percezione che dell’ordine pubblico ha il nostro paese. È una conseguenza inevitabile della realtà dell’immigrazione. Ciò che non si può accettare, però, è il silenzio della politica e della magistratura sul problema della legalità. La democrazia è divenuta possibile in questo paese soltanto quando lo Stato è cresciuto abbastanza da permettere il mantenimento della legalità in tutto il territorio nazionale. Senza la legalità certa, la democrazia non è possibile. E l’insufficienza della legalità determina, specie nel Nord, dove si concentra l’immigrazione, un sentimento di rigetto, anche perché sembra che l’immigrato abbia solo diritti e il cittadino italiano, nato in Italia, solo doveri. Non a caso gli italiani, in una statistica europea, risultano i più infelici tra gli europei circa la loro vita sociale. Quando il ministro degli Interni o quello della Solidarietà parlano di immigrazione, lo fanno esclusivamente con gli occhi degli immigrati. Ma quando si pensa che, dopo 14 casi, l’ennesimo saccheggio di un treno sarebbe avvenuta nel silenzio se non fosse intervenuta una società svizzera, si comprende il senso di solitudine che i cittadini vivono sul tema della propria sicurezza.
Il problema centrale dell’Italia oggi è riaffermare uno Stato che sia garante di una legalità certa, cioè del fondamento stesso della democrazia. È la forza della protezione pubblica a rendere possibili i diritti dell’uomo e del cittadino. Se non ci fosse stato “lo Stato sono io” di Luigi XIV, non avremmo avuto nemmeno la dichiarazione dei diritti dell’uomo. bagetbozzo@ragionpolitica.it
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