Selfie di regime e ipocrisie Big Tech

Predicano un’illimitata libertà di accesso alle informazioni, ma poi si piegano alle dittature. Il “like” di Amazon, Facebook, Google, Apple e Microsoft a Cina, Turchia, Vietnam e Cambogia

«L’accesso alle informazioni è un importante diritto umano e Google si impegna a promuoverlo, insieme alla libertà di espressione». L’amministratore delegato di Google prima e Alphabet poi, Sundar Pichai, ha sempre identificato internet, i social media e i grandi colossi digitali come il quinto pilastro della democrazia, una forza collettiva che aiuta l’umanità a essere più libera e le persone più interconnesse. Eppure, quando tre anni fa il “dittatore Recep Tayyip Erdogan” (copyright Mario Draghi) ha imposto in Turchia la legge sui social media, obbligando tutte le aziende con oltre un milione di utenti a nominare un loro rappresentante legale turco su cui esercitare pressione, Google è stata la prima big tech a rompere gli indugi e ad adeguarsi per sfuggire alla minaccia di multe milionarie. Sundar Pichai ha nominato come rappresentante Gönenç Gürkaynak, già avvocato dell’azienda in terra anatolica, noto per essersi rivolto così sui social...

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