SENZA CAV., NON C’E’ ALTERNATIVA

Le elezioni di Catania, in cui il senatore Umberto Scapagnini affronta il suo secondo mandato di sindaco, sono anche un test nazionale. Berlusconi è sceso a Catania per provare la sua capacità di influenza elettorale in una battaglia municipale che vede favorito il candidato dell’Unione Enzo Bianco. Sul nome del sindaco uscente è in corso una prova di significato nazionale perché i partiti alleati a Forza Italia, salvo la Lega, non considerano più Berlusconi un collante elettorale.
Le elezioni catanesi saranno giudicate dagli alleati di Fi come una prova di appello della leadership berlusconiana alla coalizione di centro-destra. Ma non è detto che Casini, il presidente della Camera rappresenti un atout sostanziale. In realtà come uomo politico, dopo la vittoria del 2001, è sparito dietro la presidenza della Camera dei deputati. La capacità di leadership del centro-destra appare soprattutto nella capacità del leader di motivare l’alternativa alla sinistra e mettere in luce le contraddizioni dell’Unione. Il rischio di un centro-destra senza Berlusconi è la perdita di un centro-destra come alternativa alla sinistra e questo non sempre emerge dalla posizione di Casini, né di Fini.
Il tema del partito unico sollevato da Berlusconi tende ad essere l’occasione per cui la leadership del centro-destra si mostra chiaramente come alternativa alla sinistra denunciando l’eterogeneità della coalizione dell’Unione. Un esercizio a cui nessuno finora si è prestato tra i possibili leader della Casa diversi da Berlusconi: Casini, Fini e Formigoni. Il rischio è di avere una opposizione italiana come quella dei conservatori britannici ed anche peggio. L’ipotesi di una minoranza di centro-destra, che non critichi politicamente la sinistra sul piano delle libertà e la accetti come legittima, perderebbe l’impulso che in passato Berlusconi e Forza Italia hanno dato al paese. Dopo le elezioni catanesi si entrerà nel vivo del problema di chi sarà il leader della Casa delle libertà cui sarà legata anche la forma del partito unico che soltanto Berlusconi ha sino ad ora promosso. Ma è certo che l’ipotesi di un sistema bipolare che non abbia un polo alternativo indica che la grande crisi della democrazia italiana aperta nel ’92 si concluderebbe nel 2006 con il potere di una sola coalizione.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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