Serie B/ Nesti: «Questo Torino può tornare in Serie A»

Di Daniele Guarneri
10 Ottobre 2011
«Organizzazione, mentalità e sicurezza nei propri mezzi». Ecco la ricetta del Torino di Ventura secondo l'ex giornalista Rai Carlo Nesti. E poi il sorprendente Pescara di Zeman, il buon andamento del Padova e il difficile momento della Sampdoria

«Seguo il Torino da quando ero piccolo e devo dire che questo, per il momento, è il campionato migliore tra tutti quelli disputati in Serie B». Esordisce così l’ex giornalista Rai Carlo Nesti, appassionato dei colori granata, entusiasta di questo scorcio di stagione disputato dagli uomini di Ventura che al momento sono saldi al primo posto in classifica della serie cadetta. «Questo Torino mi ricorda tanto quello della stagione ’89 del presidente Gian Mauro Borsano con in panchina Eugenio Fascetti. Era una squadra che sarebbe andata bene anche per la Serie A, infatti vinse a mani basse. Oppure ricorda quello di Camolese del 2000. Subentrato a Simoni, l’allenatore torinese seppe conquistare la promozione arrivando primo in classifica dopo un’entusiasmante rincorsa».

Quali sono gli aspetti che le piacciono di più della squadra di Ventura?
«L’organizzazione della squadra, la mentalità vincente e la sicurezza che i giocatori hanno dei propri mezzi. E il merito di queste caratteristiche è sicuramente di Ventura. Il risultato è che il Torino ha vinto 7 partite su 9, 5 su 5 fuori casa. Un inizio molto molto promettente».

C’è qualcosa che non l’ha ancora convinta?
«Sicuramente deve ancora migliorare a livello di gioco, brillantezza e spettacolarità. I Granata hanno un buon possesso palla ma a livello di statistiche sono una delle squadre che hanno registrato meno conclusioni verso la porta avversaria. In questo aspetto devono migliorare. Quando Ventura tornerà ad avere a disposizione tutti i suoi giocatori, soprattutto le sue ali (su tutti Stefano Guberti, ndr), vedremo un Torino ancora più spietato».

Che campionato le sembra fino a questo momento? Quali altre squadre di Serie B le sono piaciute?
«La Sampdoria di Atzori non sta passando un buon momento, ma contro il Torino ha giocato un primo tempo fantastico, nettamente superiore ai Granata. Ha una squadra costruita per risalire immediatamente in Serie A. Non vorrei che per risolvere questo blocco la dirigenza ligure decidesse di esonerare l’allenatore. Nel calcio succede sempre così. Sarebbe un peccato, perché secondo me Atzori è un bravo allenatore, ma è molto sfortunato. Un’altra squadra da Serie A è il Padova. Il progetto iniziato lo scorso anno con l’avvento di Dal Canto sta proseguendo benissimo anche dopo la partenza di El Shaarawy. Infine, la squadra che mi incuriosisce di più è il Pescara di Zeman. Quello che mi lega al boemo è un rapporto di amore e odio. Lui nel calcio è unico e quando dico unico intendo dire che nessun altro ha saputo lasciare la sua impronta in tutte le squadre in cui è stato. Lo apprezzo per il gusto che prova nel dare gioia agli appassionati, per la sua etica sportiva, splendida, nessuno è come lui. Non lo “sopporto” perché è un testardo, non cambia mai modo di giocare. Se ogni tanto pensasse di più a difendersi dopo essere passato in vantaggio, magari avrebbe vinto qualche partita in più e nei suoi anni migliori qualche scudetto lo avrebbe portato a casa. Ha sbagliato anche per i toni eccessivi usati contro la Juventus, ha esagerato».

Una curiosità: il Torino di Ventura assomiglia alla Juve di Conte, o viceversa?
«Gli assomiglia, ma le curiosità non finiscono qui. Ultimamente i destini di Juventus e Torino sembrano legati, nel bene e nel male. Due anni fa entrambe giocavano col rombo e non è andata bene. L’anno scorso col 4-4-2 stesso discorso. Quest’anno giocano con un 4-2-4 in fase offensiva che si trasforma in un 4-4-2 quando si difendono e i risultati stanno dando ragione ai due allenatori. Comunque, credo sia più semplice per il Torino vincere la Serie B che per la Juventus conquistare la Serie A. Ma il pallone è rotondo, stiamo a vedere».

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