Sesso e potere

Di Lorenzo Albacete
12 Febbraio 2004
La scorsa settimana due storie di sesso hanno monopolizzato l’attenzione dei media

La scorsa settimana due storie di sesso hanno monopolizzato l’attenzione dei media, proprio in concomitanza con la trionfale marcia del senatore John Kerry verso la nomination a candidato presidenziale del partito Democratico e con i goffi tentativi del presidente Bush di difendersi dall’accusa di avere ignorato i dati e le informazioni dei rapporti dei servizi segreti pur di giustificare la sua guerra preventiva in Irak. La prima storia ha avuto come teatro la finale del Super Bowl di football (la squadra del New England ha vinto in Texas contro una squadra del Sud). Durante lo spettacolo musicale che si svolge nel corso dell’intervallo della partita, la cantante Janet Jackson, sorella del famigerato Michael Jackson, ha mostrato, al termine della propria canzone, il suo seno destro di fronte a milioni e milioni di sbigottiti spettatori televisivi («Che c’è che non va in questa famiglia?», ha domandato un cronista Tv). Ed ecco il risultato: sono state avviate diverse indagini per capire come sia potuta accadere una cosa simile; cause intentate a nome degli scandalizzati spettatori, e indagini da parte della Federal Communications Commissions (il cui presidente, dopo oltre tre milioni di telefonate ed e-mail, ha dichiarato che l’episodio violava un «momento sacro»), dei networks televisivi e della National Football League. Nei giorni seguenti, una rete televisiva ha addirittura censurato una scena in cui si vedeva il seno di una paziente ottantenne in una sala di pronto soccorso. Negli Stati Uniti, la Federal Communications Commission è la garante della presunta sensibilità morale degli spettatori, ma le centinaia di canali via cavo a pagamento sono esenti da questa supervisione. Sebbene trasmesso su un canale televisivo “libero”, lo spettacolo musicale della finale del Super Bowl era stato prodotto da Mtv, un canale via cavo che si rivolge ad un pubblico giovane. La seconda storia di sesso che ha oscurato le notizie sull’Irak e la campagna elettorale è stata la presa di posizione della Suprema Corte del Massachusetts a favore di un riconoscimento statale dei matrimoni omosessuali: accettare le “unioni gay” senza definirle come matrimoni non rispetta infatti i diritti costituzionali dei cittadini omossessuali. Pertanto, lo Stato del Massachusetts sta prendendo in considerazione la possibilità di un emendamento costituzionale che limiti il matrimonio alle coppie eterosessuali; ma si tratta di un iter legislativo che richiederebbe almeno due anni per essere portato a termine. Ma se ciò avvenisse, tutti gli altri Stati dovrebbero riconoscere i matrimoni gay del Massachusetts, dato che nessuno Stato può negare i diritti costituzionali dei cittadini di un altro Stato. Senza dubbio, questo conflitto arriverà rapidamente fino alla Corte Suprema federale, ma nessuno è in grado di dire che cosa avverrà allora. Naturalmente questa vicenda interferirà con la campagna presidenziale, in quanto il presidente Bush subisce forti pressioni da parte della sua base religiosa conservatrice affinché sostenga un emendamento costituzionale per proibire i matrimoni gay; per di più John Kerry è del Massachusetts e dichiara di essere contrario ai matrimoni gay, ma non a un emendamento costituzionale. Quanto allo scandalo sessuale della famiglia Jackson, i candidati non hanno proferito parola.

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