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La preghiera del mattino

Si fa presto a dire “due popoli due Stati”

Di Lodovico Festa
06 Novembre 2023
La «chiacchiera» sulla soluzione del conflitto israelo-palestinese e le responsabilità che nessuno si prende, la prudenza di Hezbollah, il ruolo possibile dei sauditi. Rassegna ragionata dal web
La città di Beit Hanon, nel Nord della Striscia di Gaza, colpita dai bombardamenti dell’esercito di Israele, 4 novembre 2023
La città di Beit Hanon, nel Nord della Striscia di Gaza, colpita dai bombardamenti dell’esercito di Israele, 4 novembre 2023 (foto Ansa)

Sulla Nuova Bussola quotidiana Eugenio Capozzi scrive: «I tragici eventi del 7 ottobre scorso non sono un incidente ma la conseguenza inevitabile di questa situazione. Finché Hamas e altri gruppi dalla simile impostazione esisteranno, finché esisteranno i regimi islamisti come l’Iran che se ne servono, finché Giordania ed Egitto (e Arabia Saudita) non si assumeranno la responsabilità politica effettiva dei territori, garantendo la convivenza con Israele, parlare di “due popoli due Stati” è soltanto un inconcludente flatus vocis. Ammesso pure che la diplomazia internazionale riuscisse, miracolosamente, a farlo nascere, l’eventuale Stato arabo palestinese sarebbe solo una versione più ampia di ciò che oggi è Gaza, o il Sud Libano controllato da Hezbollah: una enorme base terroristica sempre pronta a infiammare tutto il Medio Oriente e a destabilizzare il mondo».
Il duro richiamo alla realtà di Capozzi va ascoltato. La chiacchiera sui “due popoli i due Stati” è in parte necessaria per gov...

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