
Si può menare per il naso il pubblico, non la realtà. Per questo l’Unione è finita
Nella favola che ha travolto il governo c’è una morale importante da ricavare. Come i lettori ricorderanno, la fine dell’entità politica che probabilmente non era mai esistita ma che grazie agli endorsement di certi potenti sarebbe potuta durare addirittura fino al 2009 (il traguardo del 2011 era onestamente impossibile) arriva alla fine di una settimana cominciata con il Papa impedito di parlare alla Sapienza. La causa accidentale della fine di Prodi è Clemente Mastella. La causa efficiente è la testardaggine a voler negare i dati di realtà. Si chiama “menzogna”. E il caso ha voluto che questa attitudine esplodesse nel caso della Sapienza. L’episodio più emblematico si è visto al Tg1, dove, il sabato di vigilia dei 200 mila all’Angelus del Papa, si è vista una molto poco istituzionale ministro Bonino manifestare in piazza San Pietro contro i “vatican-taliban”. È il giorno della bomba Veltroni («il Pd andrà da solo alle prossime elezioni»), ma il Tg1 sceglie come notizia (la terza, Veltroni è quarto) i quattro gatti radicali in piazza e una lunga (almeno tre minuti) intervista alla ministra, la quale sostiene che è uno scandalo che ci si scandalizzi perché non hanno fatto parlare il Papa alla Sapienza, il Papa parla fin troppo nella tv pubblica eccetera. Secondo i dati della Bonino il Papa occupa già il 30 per cento, in termini di minutaggio, dell’informazione tv, quindi non deve lamentarsi. Ovviamente sono dati falsi. Ma il Tg1 teatralizza la bufala e aspetta il giorno successivo per fare una smentita di tre secondi (guardandosi bene dal citare Bonino e Pannella, che intanto imperversa anche a Porta a Porta). In effetti i minuti dedicati non al Papa, ma a persone e contenuti religiosi diversi (quindi non solo cattolici), sono il 2,44 per cento dell’informazione Rai. E nella stessa direzione di falsi d’autore si ripeterà, all’indomani dell’uscita dal governo di Mastella, La Stampa di Giulio Anselmi, che spiega la crisi dell’esecutivo come un siluro della Cei. Passa a nuttata e vien giù tutto. Saltano fuori, tra l’altro, anche il naso lungo e le gambe corte del ministro Amato, che nei giorni fatidici giurava di non aver suggerito nulla al Vaticano (e invece poi si scopre che fu lui a consigliare in Vaticano la scusa di una diplomatica “influenza” per il Papa assente dalla Sapienza). Morale? Se si è nemici del popolo si può rimanere al potere. Ma se si è anche nemici della realtà no: basta la fantasia di un procuratore di Santa Maria Capua Vetere a seppellire il potere con una risata.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!