
Silvio Smersy. Quel calcio un po’ naif
La scorsa settimana sui quotidiani sportivi è apparsa una piccola notizia: “È morto Silvio Smersy”. Aveva 67 anni. Smersy era stato una specie di Vieri ante-litteram: cambiava squadra ogni anno. Era nato a Milano, aveva giocato nell’Inter e poi in giro per l’Italia, ma da tempo viveva a Parma. Faceva il pittore, ma il calcio era rimasto nel suo cuore. Era uno di quei personaggi che possiedono una teoria su tutto, anche su come dimagrire. Questa amava espormela quando stavamo a tavola, accidenti a lui. Quella più interessante, però, riguardava i colpi di testa. Sosteneva Smersy che i grandi colpitori di testa erano tutti un po’ strambi, per via delle botte che avevano preso. Non aveva tutti i torti: un pallone di cuoio non è proprio leggerino. Molti lo consideravano una macchietta, in realtà era un custode della memoria. Quella di un calcio un po’ naif, un po’ ingenuo, un po’ cialtrone, ma più umano. Senza rimpianti, ma ogni tanto fa bene ricordarsi della sua esistenza. Fai buon viaggio, Silvio.
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