
«Simone in carcere perché non collabora? È un abuso della legge, il governo indaghi»

«Sono stati resi pubblici dei fatti che devono essere approfonditi dal governo, perché se quello che Antonio Simone descrive nella sua 25esima lettera è vero, è molto grave». Così il deputato del Pdl Enrico Costa (nella foto) spiega a tempi.it perché il 12 luglio scorso ha presentato come primo firmatario una interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia Severino che prevede la risposta in aula. Nella lettera Simone afferma: «Sono in carcere da tre mesi perché per i PM non dico “tutto”, cioè non confermo le loro ipotesi accusatorie… sono istigato continuamente a dire il falso (cioè che ho corrotto qualcuno)… La mia vita resta l’ultima arma disponibile per denunciare i metodi staliniani di odio politico che i PM usano in questo caso… Tutto questo perché non accuso Formigoni, né Lucchina e altri funzionari della sanità?».
Perché le situazioni descritte da Simone sono gravi?
Che la sua custodia cautelare sia motivata dalla mancata volontà di collaborare è grave perché va contro la legge.
Che cosa chiedete al ministro Severino?
Noi non siamo in grado di verificare se quello che dice Simone è vero, quindi chiediamo al ministro di indagare se nel suo caso ci siano abusi. La mancata volontà di collaborare, infatti, non è uno dei motivi previsti dal nostro codice per disporre la custodia cautelare.
Quando risponderà il governo?
Questo governo non è molto sollecito nel rispondere alle interrogazioni. Una data precisa non c’è, diciamo però che se non risponde entro pochi giorni noi lo sproneremo.
Crede che nel sistema giudiziario italiano ci sia un abuso della custodia cautelare?
Sì. La situazione delle carceri è drammatica anche per errori commessi dal Pdl: per il reato di immigrazione, ad esempio, la custodia cautelare è obbligatoria. È un fatto che la maggioranza delle persone che vive nelle nostre carceri sia in attesa di giudizio e molti di questi alla fine del processo vengono assolti. Il meccanismo va cambiato: troppa gente sconta la pena in anticipo, sotto forma di custodia cautelare, e quando invece si viene condannati non si fa neanche un giorno di prigione. In questo modo, il sistema giudiziario italiano perde completamente la sua credibilità.
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1 commento
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Costui casca dal pero! Anche alle scuole materne oggi sanno che la custodia cautelare viene applicata, quasi sempre, nel più completo disprezzo delle norme del C.P.P. Il suo scopo ormai, nell’ottica distortadei nostri P.M. consiste nel fare indebita e violenta pressione psicologica sull’accusato, (una vera e propria forma di tortura) per fargli dire e confessare ciò che fa comodo all’accusatore. Talvolta la pressione applicata è eccessiva ed accadono tragedie come quella di Gabriele Cagliari. Ma che volete che importi al PM: egli è irresponsabile ed impunibile. Male che vada, una piccola censura da parte del CSM (cane non mangia cane!) e per il resto provvede lo Stato a risarcire, ed avanti il prossimo!