Se la sinistra si butta sull’assistenzialismo, Conte può ben rivendicare l’egemonia

Rassegna ragionata dal web su: il salto male argomentato del Pd dalle liberalizzazioni al reddito di cittadinanza, i fronti di battaglia già presidiati dal M5s, i pericoli per la maggioranza

Il presidente del M5s Giuseppe Conte con la segretaria del Pd Elly Schlein (foto Ansa)

Su Huffington Post Italia Pierluigi Battista scrive: «Ora, cambiare idea in politica è lecito. Spiegare i motivi del cambiamento, però, non solo è doveroso, ma dimostra l’onestà intellettuale di chi cambia idea e non lo fa solo per opportunismo. Dunque il Pd dovrebbe spiegare perché grida alla “guerra contro i poveri” intrapresa dal governo con l’abolizione del reddito di cittadinanza mentre prima addirittura scherniva chi, come i 5 stelle, ululava dal balcone di Palazzo Chigi l’“abolizione della povertà”».

Per un lungo periodo la sinistra erede dell’ex Pci ed ex sinistra Dc ha puntato su una politica (un po’ disperata) di riforme liberistico-modernizzatrici del sistema (privatizzazioni, liberalizzazioni, revisione dell’articolo 18, riforma Fornero delle pensioni), ora con un qualche coordinamento tra Elly Schlein, Giuseppe Conte e Maurizio Landini sta concentrando il suo sforzo su obiettivi come il reddito di cittadinanza e il salario minimo, contando per destabilizzare il governo su un qualche supporto in Europa tra Emmanuel Macron e settori socialisti e verdi che vogliono impedire un “contagio Meloni” negli equilibri politici dell’Unione. Battista chiede di spiegare questo cambiamento di linea. Ma ciò non è semplice.

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Su Scenari economici Vincenzo De Luca dice: «Il reddito di cittadinanza è una grande truffa che aiuta i figli di buona donna…».

Nel Pd sono pochi quelli che sanno ancora come mantenere forti legami con la società senza arrendersi alla demagogia. De Luca è tra questi pochi. E non per nulla tentano di farlo fuori con ogni mezzo.

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Su Fanpage Giuseppe Conte dice: «Anche forze come il Pd, che in passato ovviamente non l’hanno appoggiato, e altre forze sociali, che prima erano scettiche su questa misura, si sono tutte rese conto, tardivamente ahimè, che questa misura di protezione sociale è assolutamente necessaria. D’altra parte, ricordiamolo, noi siamo uno dei pochi paesi occidentali che aveva introdotto questa misura. Adesso l’abbiamo rimossa. Significa evidentemente spostare indietro le lancette dell’orologio anziché puntare su una prospettiva di crescita economica coniugata allo sviluppo sociale».

Conte rivendica giustamente l’egemonia assistenzialistico-statalistica che i 5 stelle stanno realizzando su Pd e Cgil.

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Sul Sussidiario Natale Forlani scrive: «Nel mese di giugno u.s. il numero delle persone occupate è aumentato di 82 mila unità rispetto al mese precedente e di 354 mila nel confronto con l’analogo mese del 2022. Il dato, contenuto nel bollettino Istat pubblicato ieri, può risultare sorprendente di fronte all’inversione di tendenza del ciclo economico e del Pil nel secondo trimestre di quest’anno (-0,3 per cento rispetto al precedente) segnalata il 31 luglio dal comunicato dell’Istituto di statistica nazionale».

Come era prevedibile il ridimensionamento del reddito cittadinanza ha subito prodotto una crescita dell’occupazione e come è altrettanto prevedibile l’obiettivo del salario minimo non entusiasmerà i lavoratori in produzione, lasciando spazio a una Cisl che chiede meno interventi statalistici e centralistici, e più spazio alla contrattazione. Però le zone di inefficienza nell’azione di governo unite a nuove tensioni sociali possono creare problemi a Giorgia Meloni. La campagna per disgregare la maggioranza di destra-centro è in pieno dispiegamento. E mi pare che le reazioni a questa campagna siano insufficienti.

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