Sinistra divisa in Francia? Ma dove?

Di Fabio Cavallari
02 Maggio 2002
“I nostri politici ulivisti dovrebbero fare come Jospin: ritirarsi”

L’esito delle presidenziali francesi ha scioccato mezza Europa. Si è parlato di pericolo per la democrazia, di deriva autoritaria. Ma dov’erano i partiti democratici mentre nel paese cresceva il germe xenofobo e razzista? Troppo preoccupati a vigilare sul fascismo berlusconiano? Il Fronte Nazionale di Le Pen, tra l’altro, già nelle precedenti elezioni, raccolse il 15% dei consensi. Come spesso accade però, quando il “problema” non si può ovviare, lo si nasconde rimuovendone l’esistenza. Ora però il terremoto elettorale obbliga in primo luogo la gauche plurielle ad una seria riflessione. Il proclamato addio di Jospin alla politica, ha messo in evidenza la dignità morale di un uomo che, senza autoassolversi, ha riconosciuto la sconfitta. Risulta invece isterica e incomprensibile la protesta di piazza che la sera stessa dei risultati ha caratterizzato la reazione degli sconfitti francesi. Fino a prova contraria i voti di Le Pen sono stati conquistati democraticamente, attraverso un legittimo voto popolare. La profonda verità che emerge da queste elezioni è la definitiva sconfitta del centrosinistra in Europa e nel mondo. Solo qualche giorno prima delle elezioni i francesi interrogati su Jospin e Chirac dicevano di non vedere alcuna differenza fra i due. La spiegazione più ottusa sugli errori commessi è riuscita però a darla il centrosinistra italiano. La colpa sarebbe di chi non si è alleato con Jospin. Ma se questa posizione già in Italia si è dimostrata priva di fondamento, riferita alla situazione francese rischia di diventare persino puerile. Lì la gauche plurielle è stata unita e ha governato, quel che non ha funzionato è quindi il rapporto politico e programmatico con la società e non la divisione della sinistra. Ma se si fossero resi conto di questo, i nostri politici “ulivisti”, avrebbe dovuto fare come Jospin: abbandonare la politica.

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