Sinistra senza Economist

Se c’è un consenso europeo sulla politica da condurre per uscire dalla crisi economica e rilanciare lo sviluppo, è nel rendere meno rigido il rapporto di lavoro e diminuire le imposte, specialmente le imposte sulle società. è la ricetta seguita dai paesi dell’Est entrati nell’Unione e che raggiungono tassi di sviluppo talvolta da tigri asiatiche, come l’Estonia. Anche i paesi della vecchia Europa, come l’Austria, che finora beneficiavano già di un rapporto favorevole per questa ragione, hanno seguito la medesima linea per evitare che gli investimenti europei andassero ai paesi nuovi arrivati. In Spagna il governo Zapatero ha diminuito le imposte sulle società. La Commissione europea, che sinora si è occupata solo di imposte indirette, si prepara ora ad emanare una direttiva sulle imposte dirette, quelle che riguardano le società. Ciò significa che ogni iniziativa va nel senso del potenziamento dell’attività privata e della libertà economica. Il nuovo governo tedesco ha fatto qualche modesto accenno, ma soltanto sulle imposte indirette, aumentando di tre punti l’Iva. Anche in Francia si va nella medesima direzione e si accentuano le privatizzazioni, come è accaduto con la Edf. Sono le conseguenze della globalizzazione, in cui gli Stati si fanno concorrenza per attrarre i capitali, agendo sia sul lavoro sia sul fisco.
Enrico Letta, responsabile della politica economica della Margherita, ha dichiarato che il governo Berlusconi ha voluto agire soprattutto sull’aumento della domanda e che la Margherita intende agire sul piano dell’offerta. Cosa significa? Può essere che indichi una politica a favore della concentrazione delle piccole e medie industrie, anche questa propria del governo Berlusconi. In realtà nel tempo della globalizzazione le politiche economiche e le stesse politiche fiscali non sono divenute un’opzione. Lo Stato può agire solo nel favorire lo sviluppo delle iniziative economiche in un quadro globale, non è più in grado di essere il motore dell’economia.
La sinistra non ha una precisa idea di politica economica, anche se non fa altro che parlare di programma, e continua ad attribuire al governo Berlusconi la causa di tutti i mali, ma la critica che l’Economist fa del nostro paese mostra chiaramente che la rivista inglese abbandona la tesi di un governo di centro-destra responsabile dei mali d’Italia e nota chiaramente che la crisi del sistema Italia ha ragioni che risalgono a molto prima del governo Berlusconi. In che cosa la sinistra può fare meglio della destra? Le politiche richieste sono nella tradizione liberale che con Berlusconi il centro-destra ha fatto propria. La sinistra è più abile nel linguaggio, non nella sua capacità di governo.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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