«La politica è nelle mani delle procure? Sveglia!»

Di Emanuele Boffi
09 Maggio 2019
Le parole alla Camera del deputato Francesco Paolo Sisto sul caso Siri e la solita vecchia politica spaventata dalle indagini che finiscono sui giornali

«Non è un problema soltanto politico, è un attacco alle istituzioni. Un governo che si autorevoca perché interviene una procura? Che è un gesto, presidente, unilaterale, non lo dimentichi. Siamo di fronte a una scelta di un organo inquirente nei confronti di un paese. E il governo che fa? Revoca un sottosegretario perché un pm lo decide? Ma ci vogliamo svegliare in questo paese? O vogliamo consentire che la politica, il paese, le istituzioni siano nella mani delle procure? Sveglia! Sveglia! Sveglia! E, presidente, il silenzio imbarazzante del governo pentastellato mi convince che c’è un concorso di responsabilità in tutto questo, un concorso di responsabilità doloso, con dolo specifico».

Devo dire che le parole in aula del deputato di Forza Italia Francesco Paolo Sisto – lo stesso che, tempo fa, aveva definito «bestemmia giuridica» la legge anticorruzione grillina – mi hanno un po’ riconciliato col mondo. Ma allora, mi sono detto, c’è ancora qualcuno che si ricorda che viviamo in uno stato di diritto, in cui vale la presunzione di innocenza, in cui la custodia cautelare è solo l’extrema ratio, in cui non si dovrebbero pubblicare le intercettazioni, in cui “indagato” e “condannato” non sono sinonimi.

Mani pulite non ha insegnato niente

A leggere i giornali, ieri, c’era da dubitarne, travolti come siamo stati dalla vicenda Siri e dagli arresti di Milano. Sia ben chiaro, lo ribadiamo, qui non si chiede impunità, né si sta a difendere qualche amico. Si chiede solo il rispetto della Costituzione e delle sue leggi.

Invece, ieri, a leggere i giornali, la domanda che affiorava dalle cronache e dai commenti era: ma perché rubano ancora? Mani Pulite non ha insegnato niente? E qui sta il baco, rivelatore della forma mentis di tutti quei giornalisti e commentatori sempre pronti a bere come oro colato le conclusioni dei pm, senza aspettare – come dovrebbero, se fossero imparziali – le parole della difesa, i processi, le sentenze.

È vero che Mani pulite non ha insegnato niente, ma non nel senso che intendono Travaglio e soci. Tangentopoli non ha insegnato niente perché i politici, per primi, hanno abdicato al proprio ruolo, hanno permesso – e il caso di Armando Siri è solo l’ultimo in ordine di tempo – che la magistratura decidesse al posto loro, sempre.

Gli unici pretoriani

Ad un incontro del candidato Salini, l’altra sera a Milano, ho sentito dire dal professore Giulio Sapelli che «la politica deve tornare a essere la virtù dei migliori», che vent’anni di Mani pulite e di casta hanno fatto entrare nella nostra testa il baco che “quelli sono tutti ladri”. Ecco come è andata a finire: gli incompetenti al governo che ubbidiscono supini a gente nemmeno eletta. Come il professore Sapelli (ah ci fosse lui al posto di Conte!) sogno un giorno che un tranviere possa diventare sindaco di Milano. Ma, come lui, so che questo potrà avvenire solo se «si rintrodurranno i vitalizi, se si rintrodurrà l’immunità. Gli unici pretoriani, oggi, sono i magistrati».

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