Sofferenze fetali, e dolori non opinabili

La Iasp (International Association for the Study of Pain) affida nel giugno 2006 a KJ Anand, il massimo studioso vivente di dolore del feto e del neonato, il compito di mettere la parola fine alle polemiche sul tema del dolore del feto. «L’aborto o la chirurgia fetale provocano risposte comportamentali e psicologiche non dissimili dalle risposte fetali ad altri stimoli spiacevoli. Le nostre attuali conoscenze sullo sviluppo mostrano le strutture anatomiche, i meccanismi fisiologici e l’evidenza funzionale della percezione del dolore che si sviluppa nel secondo trimestre, certo non nel primo, ma molto prima del terzo trimestre di gestazione umana». Anche V. Glover, direttrice del “Gruppo di Ricerca sullo stress del feto e del neonato” all’Imperial College di Londra, nota per i suoi studi sulla risposta del feto allo stress, scrive che «sulla base dell’evidenza anatomica, è possibile che il feto possa sentire il dolore dalla 20esima settimana e che subisca stress da interventi già dalla 15esima o 16esima».
Ormai non è più un'”opinione” che il feto dalla metà della gravidanza possa provare dolore. Per negarlo c’è chi giunge a sostenere che chi non ha ancora autocoscienza non può provare realmente dolore, come fanno alcuni spingendosi fino a includere i bambini di un anno. Ma ogni genitore e ogni ricercatore lo sa bene quanto il bambino di 500 grammi o 3 chili provi dolore! Qualcuno pensa che il feto dello stesso peso non lo provi solo per il fatto di stare ancora nel pancione?

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