
Sogno di una notte con mezza sinistra
Questa notte ho fatto un sogno politico. Ho assistito ad un illuminante incontro tra D’Alema, Fassino, Cofferati e Fausto Bertinotti. Quest’ultimo, galvanizzato dall’esito positivo che la Corte Costituzionale ha dato al referendum sull’art. 18, si presentava ai tre con piglio deciso e provocatorio.
Bertinotti: «Allora compagni, vi inserisco ad honorem nel comitato per il sì?».
D’Alema: «Dài Fausto, lo sai come la penso, già all’epoca del mio governo feci una proposta di tutt’altro segno, chiedevo di alzare la soglia dei 15 dipendenti».
Bertinotti: «Rammento, e noi non ti sostenemmo. Hai evitato di ricordarlo durante lo scontro con il governo Berlusconi. Capisco anche che era difficile farlo nel momento in cui i tuoi compagni di partito proclamavano agitazioni di massa. Tu, Fassino invece…».
Fassino: «Il referendum è una iattura».
Bertinotti: «Come una iattura? Guarda che ricordo i tuoi interventi in Parlamento, le interviste, l’indignazione, i discorsi sull’inalienabilità dei diritti, ed ora… Sergio tu non ti puoi esimere, insomma hai proclamato scioperi, sostenuto manifestazioni di piazza, ora ti hanno eletto paladino della nuova sinistra…».
Cofferati: «Non sono d’accordo neppure io, penso che sia meglio varare una nuova legge».
Bertinotti: «Scusate ma siete o non siete voi quelli che contestavano l’ipotesi del governo dichiarando che la modifica di quell’articolo sarebbe andata a ledere la dignità dei lavoratori, che quella che vi apprestavate a sostenere era una battaglia di civiltà?».
Tutti all’unisono: «Certo lo abbiamo detto e lo pensiamo, ma…».
Bertinotti: «Ritenete che la dignità abbia diritto di cittadinanza solo per i lavoratori impiegati nell’aziende sopra i 15 dipendenti. Non vi sembra un controsenso, un’assurdità? Avete abusato di questi termini, che la vostra sia stata in definitiva un’invettiva opportunista?…»
Tutti seriosamente sdegnati si scatenano in un vociaio di accuse incontrollate: «Parolaio, bolscevico, coerente!».
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