Il noir del regista di “Suburra” non riesce a far saltare sulla sedia. Buona la mano dietro il biopic su Pierre Bonnard. Memorabili “Shrek” e (a suo modo) quel disastro di “Suicide Squad”. Recensioni della settimana
Il testo che segue è tratto dalla puntata settimanale di “Cinema Fortunato”, la newsletter di recensioni cinematografiche riservata agli abbonati di Tempi. Abbonati per riceverla ogni giovedì.
Legenda: ★★★★ pazzesco | ★★★ ci sta | ★★ ’nzomma | ★ imbarazzante
Adagio ★★
Di Stefano Sollima
Dove vederlo: Netflix, Sky
Incroci tra malavita e politica in una Roma soffocata dal caldo e dalla corruzione. Apprezzabile noir all’italiana diretto con la solita grande maestria da Stefano Sollima (Suburra, Soldado) e interpretato da un irriconoscibile Pierfrancesco Favino e da un notevole Adriano Giannini, poliziotto cattivissimo e senza scrupoli. Regia e ambientazioni ci sono, manca però una sceneggiatura capace di far saltare sulla sedia. I 127 minuti si sentono tutti, nonostante un bell’incipit in discoteca e rimandi chiarissimi al poliziottesco all’italiana con cui il film condivide il tono disincantato, forse addirittura disperato. Peccato per il ruolo marginale di Valerio Mastandrea.