SONO TYSON, E CANTO

E poi la chiamano nazione di bigotti e puritani, la grande America. A stare qui in mezzo a tanti tristoni, comprendo che è vero, che realmente esistono individui che un sano cartone non l’hanno mai preso, né mai l’hanno tirato. Ma muoiono dalla voglia di vederne uno, si struggono dal poter dire la loro. Poveracci, qualcuno li aiuti a emergere fuori dai fiori e dalle loro manine plaudenti, qualcuno li assecondi, altrimenti continueranno a scrivere proteste e comunicati per prendere posizione di fronte a fatti non loro, che li escludono. Cosa importante, questo Sanremo, dà l’opportunità a tutti di scoprire non tanto l’altrui quanto la propria voce, la possibilità di fare i soliti siparietti che tutti li ringalluzziscono, questo il conduttore sudaticcio lo ha capito bene fin da una sua certa conversazione con un Bilancia, e così carinamente mi ha chiamato a risollevare i toni politically correct delle altre edizioni. Perché sono Mike Tyson, e sono un grande appassionato di musica. E non sono affatto triste come voi, fratelli d’Italia che neanche la tragicità di queste vallette riesce a svegliarvi dal sonno: né lo sterminio di migliaia di fenicotteri per addobbare la Clerici, né il caso clinico rappresentato dalla Felini, nella quale vi è veramente un unico neurone a urlare: c’è nessuno?

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