
Sorpresa, l’arte sacra sa ancora “parlare”. Le scuole di Rupnik e Grossi Gondi

Il tema dell’arte sacra, e più precisamente dell’arte liturgica, è di scottante attualità. Grazie a Dio si continuano a costruire chiese e luoghi di culto e il tema dell’arte raffigurativa continua a destare un’attenzione particolare in un periodo come il nostro che non ha criteri precisi vigenti.
Si possono fare degli esempi e, fra i tanti, emerge quello dell’arte ormai affermata di padre di Marko Ivan Rupnik. La data cruciale è il 1999. In quell’anno, con l’Atelier dell’arte spirituale del Centro Aletti, padre Marko Rupnik conclude in Vaticano il rinnovo a mosaico della cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico, affidatogli dal papa Giovanni Paolo II. D’ora in poi, l’arte di Rupnik sarà impegnata in un rapporto dialogico tra l’iconografia della tradizione orientale e la sensibilità artistica della modernità occidentale, unite in particolare nella tecnica del mosaico. Ormai sono innumerevoli le opere d’arte legate a questa scuola. (Fig. 1)

Per formare nuovi artisti è nata a Firenze, con l’incoraggiamento dell’arcivescovado, un’internazionale Sacred Art School che ha tenuto per la prima volta a Roma una mostra di giovani artisti di tutto il mondo presso i musei di San Salvatore in Lauro con inizio il 20 marzo di quest’anno. La mostra ha avuto come ospite l’artista Paola Grossi Gondi, il cui stile raffigurativo rappresenta per la scuola un esempio simbolico.
La Grossi Gondi riprende il tema di un’arte realistica facilmente comprensibile, ma trasfigurandola con sensibilità attuale. La sua opera più imponente è il complesso di vetrate della basilica di San Giovanni Battista al Collatino, che si estendono per più di trecento metri quadrati distribuiti lungo tutta l’architettura della chiesa. Sono rappresentate le scene della vita di san Giovanni Battista. (Fig. 2)

L’opera della Grossi Gondi continua con altre rappresentazioni di arte sacra ma si estende anche al campo più domestico dell’arte religiosa. Un esempio fra questi sono i cinque misteri gaudiosi del Santo Rosario che sono rappresentabili con misure cangianti per vari scopi. In queste rappresentazioni i personaggi del Vangelo sono ben riconoscibili ma hanno una capacità espressiva simbolica fuori dal comune. (Fig. 3)

Lo stesso si può dire di una Via Crucis disegnata in bianco e nero. Il pianista Michele Campanella l’ha proiettata mentre eseguiva la Via Crucis di Liszt al San Carlo di Napoli, all’Accademia di Santa Cecilia a Roma e al Teatro dei Rozzi di Siena. (Fig. 4)

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