In Spagna le opposizioni chiedono aiuto all’Ue per fermare il piano di Sánchez

Dopo le concessioni e l'amnistia promesse agli indipendentisti, il leader socialista insiste a voler formare un governo che spaccherebbe il Paese. Popolari e Vox tentano la carta Bruxelles

Un momento delle proteste del weekend a Madrid, di fronte alla sede del partito Socialista (foto Ansa)

Il testo della “Legge organica di amnistia per la normalizzazione istituzionale, politica e sociale in Catalogna” è stato depositato lunedì alla Camera dei deputati delle Cortes, e le date per l’investitura parlamentare di Pedro Sánchez a capo del nuovo governo sono state fissate per mercoledì e giovedì.

Il presidente dell’esecutivo uscente riuscirà senza dubbio a ottenere la fiducia del parlamento seppure di stretta misura, perché oltre al sostegno delle forze politiche che forniranno ministri al nuovo governo (Psoe e Sumar) avrà il voto dei deputati di altre sei formazioni politiche indipendentiste di Catalogna, Paesi Baschi, Galizia e Canarie (Junts por Catalunya, Erc, Pnv, EH Bildu, Bng e Coalición Canaria) ai quali ha promesso numerose concessioni, la più importante e controversa delle quali è l’amnistia per tutte le persone sotto processo o condannate per fatti relativi al referendum indipendentista catalano illegale del 1° ottobre 2017.

La lotta delle opposizioni – rappresentate dai conservatori del Partito Popolare (Ppe) e dalla destra radicale di Vox – per impedire che il disegno di Pedro Sanchez vada in porto si sposta ora dalle piazze e dalle aule parlamentari spagnole al parlamento europeo e alle istituzioni della Ue.

Sánchez ignora le proteste popolari

Nel corso della scorsa settimana folle di qualche migliaio di persone hanno ininterrottamente manifestato di fronte alla sede nazionale del Partito socialista a Madrid, causando in qualche caso scontri con la polizia; almeno due milioni di spagnoli sono scesi in piazza in 52 città di tutta la Spagna nella giornata di domenica denunciando un tradimento del “consenso costituzionale” da parte del leader socialista.

Tuttavia l’opposizione è consapevole che Sánchez ignorerà le proteste popolari e il dissenso della maggioranza degli spagnoli (rilevato in tutti i sondaggi d’opinione) nei confronti della sua operazione politica, e mentre Vox attraverso il suo leader Santiago Abascal minaccia «nessuna moderazione, calma o tolleranza di fronte al colpo di stato, tutta la forza e la mobilitazione permanente e non solo nelle strade, nelle istituzioni», il Ppe si è già mosso a livello di Unione Europea, ottenendo che la questione dei rischi per lo Stato di diritto implicati nella legge di amnistia spagnola sia messa all’ordine del giorno della discussione del Parlamento Europeo la settimana prossima.

Le due strade europee per fermare Sánchez

La strategia dei popolari e delle associazioni di magistrati che si oppongono all’amnistia consisterà nel percorrere le due strade europee che possono costringere Pedro Sánchez a rinunciare ai suoi piani.

La prima passa per una o più votazioni del Parlamento Europeo che portino la materia all’attenzione della Commissione, la quale potrebbe fare con la Spagna quello che ha già fatto con Polonia e Ungheria e che avrebbe fatto con la Romania se quest’ultima non si fosse ravveduta per tempo: riconoscere una violazione o un rischio di violazione dell’articolo 2 del Trattato istitutivo dell’Unione Europea, («L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze») e aprire un procedimento di infrazione sulla base dell’articolo 7, che può comportare la sospensione del paese dal Consiglio europeo e il congelamento di fondi comunitari a esso destinati se prevale la convinzione che sia stato violato lo Stato di diritto.

La procedura comincia nel Parlamento europeo, e per l’esattezza all’interno della Commissione per le libertà nella quale opera il Gruppo per il monitoraggio dello Stato di diritto. A esso possono rivolgersi sia gli europarlamentari che organizzazioni della società civile dei diversi paesi europei.

La via della Corte di giustizia

L’altra via passa attraverso la Corte di giustizia europea, che può essere attivata sia da una denuncia proveniente dalla Commissione europea (come è successo alla Polonia), sia dal ricorso di giudici spagnoli che sollevano quesiti sulla compatibilità della legge di amnistia spagnola col diritto europeo nel corso di una causa in cui è implicata tale legge. Il quotidiano La Razon ha già formulato il quesito che i giudici spagnoli indirizzeranno a quelli europei, e cioè se una legga nazionale «possa privare di efficacia un’indagine giudiziaria quando questa riguarda reati come la malversazione, il riciclaggio o il terrorismo».

La profezia di Albert Rivera sul Psoe

Nel frattempo l’infosfera spagnola continua ad arricchirsi di contributi di forte riprovazione dell’operato di Pedro Sánchez. Ha conosciuto un ritorno di fiamma il video dell’intervento del capogruppo di Ciudadanos (partito che non ha ottenuto seggi alle ultime elezioni) in parlamento all’indomani delle elezioni del 2019, quando la formazione centrista si sottrasse all’ipotesi di un governo insieme al Psoe. Oggi quell’intervento è stato ribattezzato “la profezia di Albert Rivera”, dal nome del leader di Ciudadanos che lo pronunciò: «Il suo è puro teatro, parliamo del suo piano», esordì Rivera nel suo intervento.

«Il Piano Sánchez è un discorso a cui nemmeno lei crede, mentre nella stanza accanto si distribuiscono poltrone a Podemos e concessioni ai golpisti. Avete un piano che è un bene solo per voi. Il Piano Sánchez è un piano con cui il signor Sánchez vuole perpetuare se stesso al potere attraverso il controllo della televisione pubblica e dei sondaggi ufficiali, criminalizzando i difensori della costituzione e ripulendo l’immagine dei suoi partner. (…) È la Spagna del “divide et impera”, dell’insulto a chi difende la costituzione, della ripulitura dell’immagine di coloro che hanno appoggiato il golpe in Catalogna o hanno legittimato gli attentati terroristici per molti anni».

L’attacco di Cebrian

Ha poi fatto sensazione l’intervento – nella rubrica “Opinioni” – di Juan Luis Cebrián su El País. Cebrian rappresenta quella che in Italia sarebbe la somma di un Carlo De Benedetti con un Eugenio Scalfari (compresi i legami col regime precedente). Dopo avere lavorato nella stampa e nella tivù del tempo del franchismo, Cebrián ha partecipato alla fondazione di El País, ne è stato direttore e proprietario attraverso il Grupo Prisa, che ancora oggi controlla il quotidiano e la radio Cadena Ser. Fiancheggiatore dei governi socialisti, Cebrián ha avuto parole di fuoco nel suo articolo apparso lunedì sul più venduto quotidiano spagnolo, la cui linea coincide con quella che in Italia ha Repubblica.

«Sánchez incompetente, finirà nella pattumiera della storia»

«L’assurdità messa in atto dal presidente ad interim del governo spagnolo e attuale presidente di turno dell’Unione europea, con il suo patto con un buon numero di criminali per formare un governo, evidenzia l’assenza di buon senso e di capacità razionale nella direzione di un partito socialista che rischia di diventare una setta. Sono d’accordo con chi attribuisce al cittadino Sánchez ambizioni eccessive, ma forse il più grave dei suoi difetti è l’incompetenza. Che la pace sociale e la convivenza tra gli spagnoli siano oggi seriamente minacciate non sembra tanto il risultato di un disegno machiavellico quanto di una mente priva di riferimenti morali», scrive il co-fondatore di El País.

E ancora: «L’avventura personale di Pedro Sánchez e dei suoi seguaci ha già messo fine al consenso costituzionale. Minaccia anche la sopravvivenza del partito socialista, che è stato la guida della trasformazione democratica della Spagna, quando i suoi leader persistono nel violare l’uguaglianza davanti alla legge del popolo spagnolo e l’indipendenza della magistratura. Questo è il più debole dei poteri dello Stato e il più minacciato dai piccoli autocrati. In una democrazia, le leggi e la loro applicazione sono l’unica garanzia che né il governo né le folle ad esso legate siano legittimati a violare i diritti individuali e le libertà dei cittadini». Da ciò un giudizio senza appello: «Pedro Sánchez non deve più preoccuparsi del suo posto nella Storia: con ogni probabilità finirà nella pattumiera».

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