
Speriamo che lo Spirito disceso sul piccolo Vendolino illumini anche i suoi papà

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Sul battesimo del piccolo Vendolino, Boris è convinto, alla russa, ma anche alla brianzola, che il bene che ci sia dentro la venuta dello Spirito Santo su un bambino sia più forte di qualsiasi osservazione morale, dubbio pedagogico, riserva dottrinale sulla strumentalizzazione di cui è oggetto e sui comportamenti e lo status dei suoi tre o quattro genitori (non è chiaro quanti siano quelli coinvolti nella sua nascita). Di certo quelli che lo custodiscono sono persone omosessuali che rivendicano la purità di questa loro situazione di convivenza, e respingono sul punto non proprio minore l’insegnamento della Chiesa.
Si chiama Tobia. Lo proteggeranno Tobia e Raffaele. Tobia infatti fu visitato dall’arcangelo Raffaele che lo accompagnò sempre, difendendolo dai pericoli, e aiutandolo a guarire Tobi, il padre cieco, e Sara, la madre governata dal demone Asmodeo. Nessuna allusione qui alla cecità del genitore 1 e al possesso diabolico del genitore 2. Ma colpisce che Vendola, persona di forte cultura biblica, abbia scelto questo nome per il figlio adottivo. Vuol dire che è certo della sua missione a salvezza di molti.
Io non credo affatto che battezzare Tobia, con il consenso del vescovo, sia avallare la fede da supermercato, prendi questo e lasci quello. Semmai questa stroncatura può valere per i genitori. Ma il dono al figlio è autentico e più forte di tutto, spezza ogni obiezione. Nei giorni scorsi Boris ha avuto la gioia di partecipare alla celebrazione svizzera di un battesimo in rito luterano, valido e riconosciuto reciprocamente da cattolici ed evangelici riformati. Il pastore durante il sermone ha persino fatto battute sulla rigidità della Chiesa romana su matrimoni e nascite. E che tristezza vedere la chiesa spoglia, senza la presenza sacramentale di Cristo. Ma lo Spirito di Cristo ha illuminato e rigenerato il bambino e tutti noi, che siamo tutti indegni. E persino cambiato verso alle parole del pastore. L’intenzione che venga lo Spirito, dei genitori, di madrine e padrini, spezza qualsiasi obiezione. Sbaglio?
Qui bisogna dissipare un equivoco. Tobia non è neanche un po’ meno carico di attesa di Dio, neanche un miliardesimo meno uomo, per il modo con cui è stato voluto, progettato, poi concepito dal compagno di Vendola col suo seme depositato in un uovo di una donna offerente (a pagamento o no, non importa) e quindi trasferito (a pagamento) in un utero di una seconda donna che l’ha nutrito con le sue acque materne e infine partorito. La dottrina della Chiesa cattolica e ortodossa, ma anche la ragione, non contraddice la dignità del nascituro: non va bene essere trattato così, come un prodotto merceologico. Allo stesso modo violenta la dignità del moribondo l’accanimento terapeutico e l’induzione preordinata alla morte. Ma nascituri e moribondi, di qualunque pratica sia esito la loro condizione, sono amatissimi dal buon Dio. Tanto più Tobia è degno del battesimo, e i genitori, aprendosi in festa a questo dono, hanno introdotto in casa loro un angelo.
Mi colpisce la protesta di molti. Alcuni di loro li ho già incontrati nelle scorse settimane biasimare perché Madre Teresa di Calcutta non ha mai voluto battezzare riservatamente dei bambini in punto di morte che fossero fuori casta indù. Madre Teresa rispettava il volere dei genitori. Altrimenti bisognerebbe accedere al pensiero di certi preti polacchi – riferito forse maliziosamente a Boris da un pope moscovita – che ebbero un giorno l’idea (bocciata!) di battezzare le popolazioni ignare innaffiandole con aerei usati per le piantagioni di cotone e mais.
Detto questo, la preoccupazione di separare l’autorizzazione al battesimo dalla benedizione di un matrimonio gay è sacrosanta. Neppure si deve lasciar credere che il battesimo sani tutto. Le intenzioni di Nichi e del suo compagno non le giudica nessuno, appartengono alla coscienza dove non si può entrare. Ma gli atti sono quelli lì, un male reale, una ferita all’umanità. Per cui davanti a un battesimo che rigenera le creature e fa spazio alla resurrezione e alla sua luce, viene da dire un grazie. E insieme da ripetere, contriti e festosi, la giaculatoria di Francesco per il Giubileo: «Signore, io sono un peccatore: vieni con la tua misericordia». Boris ne ha molto bisogno, non meno dei genitori di Tobia.
Foto Ansa
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