
Spread&Parón, viaggio nel Nordest che cambia pelle. «Bisogna pensare fuori dagli schemi»
È la storia di un Nordest ricco di contraddizioni e di sottili sfaccettature quella raccontata da Marco Alfieri in Spread&Parón, raccolta (pubblicata da Marsilio Editori) di numerosi articoli e reportages del giornalista varesino per La Stampa, il mensile IL, Il Sole 24 Ore e la rivista Nordesteuropa.it.
Il boom economico che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, ha portato il Nordest (e in particolare il Veneto dei padroncini) ad una crescita produttiva senza pari sembrava portare a un punto di non ritorno dal quale era impossibile cedere, anche solo di un passo. Ma la storia è chiara a tutti, e non risparmia nessuno. Dieci anni di crescita limitata, quasi pari a zero, e una crisi mondiale che, con la forza di un uragano in costante aumento, ha portato con sé distruzione e smarrimento. Anche “la terra dei campanili e dell’individualismo” (come la definisce lo stesso Alfieri) si è trovata nel bel mezzo di una situazione assai complicata con la quale fare i conti.
Con la convinzione che spesso il declino economico nasca dall’incapacità di adattare un vecchio modello produttivo a una realtà profondamente mutata, Alfieri (che ha appena intrapreso una nuova esperienza lavorativa creando Link Book, una nuova casa editrice digitale) riporta alcuni esempi che confermano questa tesi: «Abbiamo inventato la pizza ma la catena mondiale è Pizza Hut, siamo i mobilieri più bravi ma la distribuzione la fa Ikea, siamo i migliori gelatai al mondo ma il colosso è Hagen Daz, siamo i re del caffè ma nel mondo lo ha commercializzato Starbucks». Sintetizzando, un’incapacità di industrializzare e terziarizzare le intuizioni produttive.
C’è qualcuno che, invece, ha fatto della propria intuizione un successo. Come la famiglia Zamperla, che è passata dal realizzare semplici giostre di paese fino ad avere clienti come la Disney, la Paramount e gli Universal Studios. Alla domanda di Alfieri riferita al segreto del suo successo, Alberto Zamperla non ha nessun dubbio: «Il segreto? Nient’altro che la passione. Lavorare, pensare fuori dagli schemi e l’innovazione come forma mentis».
Oppure la testimonianza di Alessandro Benetton, che al Meeting di Rimini dello scorso agosto ha affermato: «Bisogna vedere i momenti di crisi come opportunità di cambiamento, valorizzando i punti di forza».
Non è quindi detto che la crisi, atterrata su un Nordest in piena morfogenesi, debba avere per forza la meglio. Dicendolo con le parole dell’autore, «dietro il grande freddo dei numeri qualcosa comincia a muoversi».
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2 commenti
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fare un prodotto e commercializzarlo sono cose molto differenti. forse i nostri imprenditori dovrebbero capire che non possono fare tutto da soli e quindi coalizzarsi per un’integrazione nelle diverse fasi della filiera.