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“Squid Game”, più che la violenza potè l’ideologia

Di Giovanni Maddalena
04 Novembre 2021
Dietro al successo della serie coreana di Netflix c'è l'altra faccia del moralismo calvinista politicamente corretto. Riflessione su bene, male, cinema e tecnologia
Selfie a Seoul davanti alla bambola-robot che in "Squid Game" uccide chi si muove durante "1, 2, 2, stella" (foto Ansa)


Qualche pensiero sul bene, il male, il cinema e la tecnologia risulta inevitabile dopo aver visto il celebre e famigerato Squid Game, serie tv coreana prodotta e trasmessa da Netflix in cui, in estrema sintesi, un folto gruppo di poveri e falliti viene portato su un'isola da un'organizzazione misteriosa. Lì devono sfidarsi tra loro giocando ai ai più classici giochi da bambini: 1, 2, 3, stella, tiro alla fune, biglie… Chi perde, viene ucciso brutalmente, l'ultimo che sopravviverà guadagnerà una montagna di soldi, più che sufficiente per risolvere i problemi economici della propria vita.

Il problema del successo e del fallimento
Innanzi tutto, il cinema, anzi le serie. Uno dei problemi che la serie sudcoreana condivide con tante parenti di ogni continente è l’essere costretta ad alzare il livello di attenzione attraverso l’estremo e il colpo di scena a tutti i costi. Squid Game unisce due universi-calamita: la violenza splatter e l’immaginazione di un mondo-lager, ruotando s...

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