Stanislaw Grygiel, amico e filosofo con il pensiero radicato nel Cielo

Di Elisa Grimi
23 Febbraio 2023
Così lo studioso polacco scomparso lunedì mi ha fatto scoprire il gusto di una filosofia non ripiegata su una analisi concettuale, ma aperta alla realtà
Stanislaw Grygiel

Stanislaw Grygiel

Si è spento nella notte tra il 19 e il 20 febbraio, all’età di 89 anni, l’illustre filosofo polacco Stanisław Grygiel, docente emerito di Antropologia filosofica e primo direttore della cattedra Karol Wojtyła al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi su matrimonio e famiglia. Amico molto stretto di Karol Wojtyła, si è a lungo dedicato agli studi filosofici. Negli anni 1963-1980 è stato direttore del mensile Znak di Cracovia, e negli anni 1970-1980 è stato docente di filosofia alla Pontificia Accademia teologica di Cracovia. Ha cofondato il trimestrale Il Nuovo Areopago, di cui è stato caporedattore fino al 2002.

La Santa Messa funebre sarà celebrata nella parrocchia santuario Santa Maria in Traspontina a Roma, giovedì 23 febbraio alle ore 15. La Santa Messa a Cracovia sarà celebrata dall’arcivescovo Jędraszewski domenica 26 febbraio alle 14 nella chiesa parrocchiale di Regine Edvige.

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Ebbi l’onore di incontrare il professor Stanisław Grygiel durante gli studi per il dottorato di ricerca. Fui in modo particolare colpita da un suo scritto dal titolo Extra comunionem personarum nulla philosophia (Pontificia Università Lateranense, Roma 2002). Capii che per mano di questo filosofo si regalava al lettore un immenso Cielo. Un’acutezza espositiva sorprendente a partire dall’oggettività del dato di realtà, la qual cosa rendeva il testo sempre particolarmente interessante, come a dire che la filosofia – lontana da derive post-moderne – non è fatta per complesse elaborazioni mentali ricurve su una analisi concettuale, cosa che pare essere sempre più privilegiata da un certo tipo di filosofia analitica, ma per il sapore della terra e la speranza del Cielo.

Si legge in quel breve saggio:

«La filosofia spunta negli uomini che coltivano il Cielo riflesso nella Terra e che attraverso di essa affondano nel Cielo le radici. Chi si affida così al Cielo gli rende testimonianza. In quelli che non sono affidati al Cielo la filosofia avvizzisce. Come un contadino ara la terra per la messe che ad-est, il filosofo ara il visibile per l’Invisibile che in esso traluce. Egli fende il visibile, tracciandovi dei solchi ordinati non secondo i princìpi della geometria ma secondo l’Unum invisibile che integra i suoi pensieri e le sue azioni, gli uni e le altre filo-sofici» (Extra…, p. 54).

Trovai che tali parole conferivano alla filosofia tutta la sua dignità, la rivestivano di un orizzonte infinito, una vera e propria manna sperata e desiderata da colui che è in ricerca. Parole talmente significative da ispirare la rivista internazionale di filosofia Philosophical News che successivamente fondai, oggi organo di pubblicazione ufficiale della European Society for Moral Philosophy.

Attaccato alla vita e con essa a tutte le sue tribolate vicende, senza scartare neppure uno dei frammenti della realtà naufragata sui quali l’intellectus costruisce nuove realtà, e cioè ricomincia, il professor Grygiel è sempre stato attento lettore della realtà quotidiana, dell’oggi, di ciò che avviene nella storia. Seguendo l’insegnamento di san Giovanni Paolo II, del quale fu caro amico e stretto collaboratore, ha testimoniato con costanza la Verità incontrata nella sua vita. Occhi azzurri, profondi e buoni, era capace di richiamare al vero con poche parole spesso dense anche di quell’ironia buona capace di scardinare pregiudizi e titubanze.

Nel trattare del giudizio esistenziale quale ad esempio “il fiore esiste”, “il gatto esiste”, si arriva in qualche modo a constatare anche l’esistenza dell’uomo. Tuttavia – egli sottolineava – non ci si deve fermare qua, pena mutare l’affermazione “l’uomo esiste” in qualche finzione, trattando inevitabilmente l’esistenza dell’uomo come un oggetto. Affermava:

«Il giudizio esistenziale degno dell’uomo è questo: “Tu sei!”. In questo giudizio c’è un altro giudizio esistenziale pronunciato da me prima ancora: “Io sono e sono per te!”. Perciò dicendo: “Tu sei!”, io gli chiedo: “Sei per me? Puoi essere per me?”. I giudizi esistenziali che avvengono tra le persone parlano del reciproco donarsi, del reciproco rivelarsi. Parlano dell’offrirsi l’una all’altra e per l’altra. Nell’esistenza delle cose, invece, tutto è già stato dato all’uno, mentre in quella delle persone tutto è ancora da donare» (Extra…, p. 67).

Nella sua filosofia del dono egli non ha però mancato di evidenziare, sull’eco di Wojtyła, il mistero dell’unione tra l’uomo e la donna. Quando parlava di ciò, lo faceva sempre con ammirazione e rispetto. In un volume dedicato al genio femminile, scriveva:

«Illuminati dal loro amore, la donna e l’uomo scoprono chi essi stessi sono l’uno per l’altro e in sé stessi. Davanti all’uomo la donna svela sé stessa come immagine dell’essere divinamente compiuto della persona umana; l’uomo, invece, fa vedere il suo agire come immagine di quell’agire in cui la persona umana viene compiuta dal Dono. L’essere della persona è un dono. Per poter essere sé stesso, l’uomo deve donarsi agli altri» (Dolce guida e cara, p. 7).

E se Grygiel mostrava da un lato l’energia derivante dall’unione tra uomo e donna, dall’altro sottolineava altresì che

«laddove i legami tra la donna e l’uomo non esprimono l’unione dell’amore e del lavoro per la vita, la società viene distrutta. La società è debole quando sono le debolezze ad unire l’uomo e la donna. Perciò è naturale che la corruzione della società inizi nella corruzione dei matrimoni e delle famiglie. Gli uomini crollano quando crolla la loro ek-klesia. La rinascita della società, della Chiesa, dell’essere dell’uomo, avverrà soltanto laddove la donna è presente come donna, laddove il matrimonio è matrimonio e la famiglia famiglia» (Dolce guida e cara, p. 8).

In barba al becero femminismo proseguiva quindi richiamando l’iscrizione di una delle chiese di Innsbruck: «Die Zukunft ist weiblich», il futuro ha carattere femminile! L’uomo, attraverso la donna, percepisce l’“inaccessibile”, l’imperscrutabile destino della vita umana (Dolce guida e cara, p. 11).

E nel riconoscere la realtà come dono, e la persona nella sua essenza come dono, si comprendono anche i limiti della conoscenza filosofica:

«La filosofia non basta per poter conoscere l’essere uomo e l’essere donna, perché la loro unione è immagine della verità del compimento dell’uomo; la persona umana sconfina dall’umano» (Dolce guida e cara, p. 9).

La filosofia nella forma più autentica per Grygiel assumeva così i ritratti di una preghiera, di un essere cioè in rapporto con Dio, come – egli osservava – avvenne nel filosofare di sant’Anselmo:

«La grande domanda: “Da dove vengo e dove vado?” diventa pienamente sé stessa nella confessione orante: “Io sono te e tu sei me!”, il che significa che l’essenza della filosofia non è solo filosofica. Per questo la filosofia», concludeva, «deve diminuire e la Saggezza di cui essa è amicizia (filo-sofia), deve invece crescere (cfr Gv 3,30)».

Oggi è quanto mai chiaro a chi ha avuto la grazia di incontrare nel proprio percorso il caro amico Stan (così amava farsi chiamare dagli amici e firmarsi nelle lettere), quanto la sua amicizia sia stata un vero e proprio dono, inaspettato, che vuole farsi custodire e dire. Non può dunque esserci che gratitudine per tutto quanto egli ha saputo dare e testimoniare, anche attraverso tutta la sua vasta produzione che ora diventa un tesoro da ripercorrere e approfondire.

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Di Stanisław Grygiel riproponiamo anche a questo link l’intervista a cura di Massimiliano Pollini pubblicata su Philosophical News, I serie, n.4, marzo 2012, pp. 19-38.

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