Star Trek. L’infinita saga che ha saputo reinventarsi più volte

Di Simone Fortunato
20 Ottobre 2017
Nata durante la Guerra Fredda, la serie è sempre stata capace di alimentare il proprio mondo

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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Se volete farli incazzare di brutto dovete dire loro: Hab SoSlI’ Quch!, che vuol dire pressapoco “Tua madre ha una fronte liscia!”. Già, perché i Klingon, i cattivi per eccellenza dell’universo di Star Trek e protagonisti assoluti della nuova serie targata Netflix, Star Trek Discovery, hanno tutti questa fronte a incudine e odiano le capocce lisce degli umani. Inoltre parlano una lingua con tanto di grammatica, sintassi e varianti dialettali, elaborata a metà degli ani Ottanta da un professore universitario, Mark Okrand, che ha riadattato i suoi studi sulle lingue dei nativi americani per crearne una artificiale e verosimile. C’è persino una sorta di Accademia della Crusca Klingon: il Klingon Language Institute.

È solo una delle tante bizzarrie grandiose su cui i fan di Star Trek da anni discutono. Loro che discutono un po’ su tutto, dai fondamenti scientifici delle varie serie, alle contraddizioni politico-istituzionali dei Romulani. Insomma, ecco Star Trek che nasce nel 1966, in piena Guerra Fredda, da un’idea di un ex pilota dell’aviazione Usa nella Seconda guerra mondiale, Gene Roddenberry. Verranno tre stagioni per la tv e l’idea rivoluzionaria che si potesse parlare di politica e di attualità mascherate. L’idea che negli anni Sessanta ci fosse un’astronave con a capo un americano (James T. Kirk) ma con collaboratori alieni (il vulcaniano Spock), russi (Chekov), giapponesi (Sulu) e afroamericani (Uhura) era di per sé controcorrente. Poi metteteci anche che l’obiettivo alla base della missione quinquennale della nave stellare Enterprise è quello di esplorare nuovi mondi ed intervenire solo in caso di richiesta, i risvolti politici sono ancora più evidenti.

Tre stagioni splendide, scritte in modo straordinario con una caratterizzazione dei personaggi che farà scuola. Poi si chiuse nel ’69 e, almeno in tv, si riprese nel 1987 con Star Trek – The Next Generation con un nuovo cast, in cui l’istintivo Kirk lasciò spazio al più riflessivo Pickard e per diversi anni, grazie a degli ottimi sceneggiatori, Star Trek riuscì ad alimentare il suo mondo. Sette stagioni a cavallo tra anni Ottanta e Novanta, qualche idea notevole, tra cui quella di moltiplicare il numero dei personaggi pur nella fedeltà alla linea tracciata dalla serie classica: molta introspezione, pochi effetti. Fu un successo notevole che spinse la produzione a mettere in cantiere diversi spin-off e seguiti.

@petweir

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