
Storia di Mimmo
Mimmo è un ragazzo disabile. Distonia muscolare è la patologia riconosciutagli all’atto della nascita. La percentuale d’invalidità accertata dagli organi competenti raggiunge l’ottanta per cento. Per lo Stato lui rientra nella cosiddetta “categoria protetta”, ma se qualcuno prova a ricordarglielo lui potrebbe, a ragion veduta, sommergerlo di epiteti irripetibili. Nella realtà Mimmo non occupa nessun posto pubblico, non fa il centralinista preso un call-center e non ha mai goduto di nessun beneficio che la “categoria” teoricamente dovrebbe garantirgli. Il nostro lavora come operaio presso un’azienda tessile. Qualche anno fa si è rivolto agli uffici competenti cercando di farsi assegnare un lavoro più consono alle sue caratteristiche. Lo mandarono in un supermercato a caricare e scaricare casse di frutta. Ritornò nel giro di pochi mesi nella stessa azienda tessile nella quale è ancora impiegato, in fin dei conti è ancora il “male minore”. Ora le sue condizioni sono in fase di peggioramento, una sospetta osteoporosi sta venendo a galla. L’azienda tessile gli ha assegnato il lavoro più leggero esistente in fabbrica, ma con tutta evidenza per la patologia di Mimmo servirebbe ben altro. Gli organismi preposti, nuovamente sollecitati, metteranno ancora una volta in moto la lenta e tediosa macchina burocratica. Da buon realista Mimmo non fagocita facili illusioni. Da un anno è diventato padre e il suo salario rappresenta l’unica entrata familiare. In una giornata particolarmente nera, visibilmente adirato scrive una lettera e mi chiede di utilizzarla in qualche maniera. Riporto testualmente: «Viste le mie condizioni di salute, la cosa che ragionevolmente dovrei fare sarebbe quella di licenziarmi ed attendere un lavoro più adeguato. Dovrei però vivere con una pensione d’invalidità di 215 euro al mese. Mi dite come faccio? Io potrei anche rinunciare a qualche pasto, ma mio figlio non merita certo di iniziare una vita all’insegna della precarietà. Certo, questo è un piccolo problema che non mobilita le masse o i politici seduti in Parlamento, ma qualcuno prima o poi se ne dovrà pur occupare, oppure dobbiamo scatenare la rivoluzione dei disabili?». Difficile trovare argomenti consolatori!
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