
Strigliata ferrariana (con turpiloquio) all’amico Cavaliere
«Del cazzone in capo, ora candidato al ministero del Tesoro in team con il segretario di cui è presidente e che sarebbe il presidente del presidente, sono amico affettuoso, sincero, abbastanza disinteressato (è un amico del giornale, dà una mano, come no) ed eterno, e a partire dalla fine degli anni Ottanta». Si apre così l’editoriale di stamattina di Giuliano Ferrara sul Foglio.
L’articolo pone una semplice domanda: «Ma che volete fare? Tutto, proprio tutto e il contrario di tutto? Avete sostenuto la transizione di Monti spiegandomi che le elezioni sotto la neve non si dovevano fare; poi avete detto che serviva responsabilità nazionale; poi avete sostenuto che ora basta tasse e sfregi alla strana democrazia televisiva in cui siamo immersi, e la Fornero si faccia le sue riforme che per noi sono una bojata pazzesca; infine che l’euro lo possiamo buttare nel cesso e che una grande campagna pidiellina più liste civiche cinofile potrebbe portare la coalizione al 40 per cento se si fondasse su una rottura conclamata dell’equilibrio creatosi nel novembre scorso, in una lotta di tutti contro tutti all’insegna della Reconquista, sebbene sia “catastrofica” e generatrice di “sconcerto” l’ipotesi oggi di una crisi di governo. Vittoria!».
Dopo l’elenco, arriva inevitabile la critica per il Cav. e il Pdl: «Ma che dite? (…) Casini si porterà solo il dieci per cento dei voti appresso, sondaggi docunt, ma se per caso gli andasse di fare un bel “tutti per l’Italia” nel segno dell’affidabilità sarebbe poi difficile per voi, per noi, apparire diversi da un banale partito dello sfascio. La battaglia persa di Milano, fuori le Bierre dalle procure, dice niente?».
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