
Sud Corea, troppi pochi figli. Per la prima volta la popolazione diminuisce

Per la prima volta nella sua storia la popolazione della Corea del Sud è diminuita: 20.838, tanti sono i cittadini “persi” nel 2020, solo 275 mila le nascite e 307 mila i decessi. Sono dati drammatici in un paese che rappresenta la quarta potenza economica dell’Asia, dove il tasso di fecondità delle donne è di appena lo 0,92, tra i più bassi al mondo nonché il più basso di tutti i paesi sviluppati: secondo i demografi entro 50 anni la popolazione, che a fine dicembre contava 51,8 milioni di persone, il 24 per cento delle quali sopra i sessant’anni, potrebbe scendere a 39 milioni, il 45 per cento delle quali over 65 anni.
MOON JAE-IN PUNTA SU ASSEGNI A MADRI E BEBÈ
Gli economisti hanno coniato un termine per i paesi industriali e post-industriali sempre più vecchi e senza bambini: “bombe a orologeria demografica”, paesi in cui sempre meno persone lavoreranno e contribuiranno alla crescita economica, e sempre più persone riceveranno una pensione e richiederanno assistenza sanitaria. A confermare la tendenza di uno spopolamento rapido e inesorabile unitamente all’invecchiamento della popolazione non sono solo le campagne: la stessa capitale Seul ha visto diminuire i suoi abitanti di 60 mila unità in un solo anno. Per questo il governo, impegnato a contenere una seconda ondata di contagi da coronavirus, prevedendo un sostegno al lavoro di cura delle famiglie a basso reddito e genitori che lavorano con figli a carico, prova a correre ai ripari promuovendo specifiche misure per incoraggiare i giovani a mettere su famiglia: poche settimane fa il presidente Moon Jae-in ha annunciato che verrà introdotto un sostegno alla maternità (circa 750 euro) e assegni mensili per ciascun nuovo nato fino al compimento del primo anno. Non mancano le critiche: troppo caro il costo della vita, degli affitti e dell’istruzione, troppo pochi gli interventi in favore di case e scuole a portata di cittadino. E poche le donne decise a rinunciare al lavoro per la maternità.
COPPIE SENZA FIGLI, SINGLE SENZA AMORE
Dieci anni fa il 47 per cento delle giovani sudcoreane annoverava matrimonio e figli come parte integrante e necessaria al proprio progetto di vita, nel 2018 solo il 22 per cento delle single ammetteva l’idea di sposarsi. Risultato? Nel 2018, più del 40 per cento delle nuove coppie non ha avuto bambini. Oltre il 50 per cento dei sudcoreani tra i 20 e i 44 anni inoltre non ha una relazione, e tra questi, il 51 per cento degli uomini e il 64 per cento delle donne afferma di voler restare single. Perché? Mancanza di tempo, denaro e anche di «capacità emotive». Meglio puntare sull’aggiornamento per non rimanere esclusi dal mercato del lavoro piuttosto che pensare all’amore. E a poco servono i corsi introdotti a scuola per imparare a “fissare un appuntamento” (fonte Cnn) con l’altro sesso, se nel 1996 nella Corea del Sud sono stati registrati quasi 435 mila matrimoni e nel 2019 solo 257 mila.
LA VECCHIA EUROPA E IL DRAGONE
Cinquant’anni fa il tasso di natalità era 4,53, oggi, appunto, è sceso al minimo storico di 0,92. I record di denatalità vengono costantemente battuti anche nella sempre più vecchia Europa (ricordiamo che da oltre 40 anni in Italia non si riesce più a mettere al mondo un numero di nati sufficiente a garantire il semplice ricambio generazionale, e da almeno un decennio si è scesi sotto la soglia dei due figli per donna in tutto il continente), eppure è tra i giganti asiatici che è possibile ravvisare una sorta di terribile profezia per l’Occidente. Nel 2019 sono nati in Cina 580 mila bambini in meno del 2018: la stima è che il paese più popoloso al mondo si avvii a perdere 400 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni e che gli over 65 diventeranno oltre uno su quattro entro la metà del secolo. La strategia del Dragone sembra essere quella di puntare sull’aumento del capitale umano, sull’investimento in ricerca e sviluppo, sul favorire i processi di innovazione nei campi della robotica, dell’intelligenza artificiale e dell’automazione per migliorare efficienza e produttività.
CULLE VUOTE, MORTI SOLITARIE. LA PROFEZIA DEL GIAPPONE
Una strada condivisa dal Giappone, un paese di 126 milioni di abitanti (oltre due persi in dieci anni) dove gli over 65 raggiungeranno nel 2040 il 35,3 per cento della popolazione. Dove sono solo 865 mila le nascite conteggiate nell’ultimo censimento, un record negativo storico in un paese che per il 39esimo anno consecutivo ha visto scendere ulteriormente il numero dei bambini e in cui il tasso di fertilità è di appena l’1,36. Un paese pieno di robot sì, ma anche di culle vuote e morti solitarie, due fenomeni legati dalla perdita di un sentimento dell’origine e del destino (profezia dell’Occidente) a cui Tempi ha dedicato un ampio servizio sul numero di gennaio.
Qui il governo ce l’ha messa tutta per convincere i giovani a mettere su famiglia: dallo sponsorizzare speed date, al regalare o dare in affitto a prezzi irrisori le oltre otto milioni di case abbandonate nelle province, al coprire oltre la metà dei costi per la fecondazione assistita delle over 40enni; fino a finanziare – lo ha annunciato il neogoverno di Yoshihide Suga – bonus per un valore di circa 4.850 euro per coppie con meno di 40 anni e attività di matchmaking a base di algoritmi perché trovino l’amore i single, centinaia di migliaia di donne, uomini, “erbivori” che si dichiarano completamente disinteressati a relazioni sessuali e sentimentali. Qui la storia di un popolo iperdigitalizzato (indifferente al tributo pagato da suoi ragazzi sepolti vivi in stanza davanti a un display, o da scapoli e anziani sepolti morti in casa dalla polvere) si ammazza (letteralmente) di superlavoro, si esercita a reagire a cataclismi, inventa un robot per ogni necessità. Qui, come in Cina e Corea del Sud, nulla sfugge al controllo di governo e intelligenza artificiale. Nulla, eccetto tornare a fare figli.
Foto Ansa
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