Sui migranti trionfa il compromesso, non «le destre»

Di Leone Grotti
22 Dicembre 2023
L'accordo raggiunto in Unione Europea non risolve tutti i problemi, ma è un passo avanti rispetto al trattato di Dublino. Meloni ha fatto più di Renzi, Letta e Draghi
L'Ue ha raggiunto un accordo sui migranti

L'Ue ha raggiunto un accordo sui migranti

La leader del Pd, Elly Schlein, ha criticato l’accordo trovato in Unione Europea sui migranti, il primo a 33 dal trattato di Dublino, affermando che «ci sono più ombre che luci». Ma è innegabile che rappresenta un passo in avanti e che Giorgia Meloni è riuscita su questo fronte a fare più di Matteo Renzi, Enrico Letta e Mario Draghi messi insieme.

Sì agli accordi con paesi terzi «sicuri»

Il Patto asilo e migrazione non risolve certo tutti i problemi di un paese come l’Italia, dove quest’anno sono sbarcati 153.647 richiedenti asilo. E neanche potrebbe. Ma alcune delle nuove norme approvate, e sulle quali dovranno formalmente esprimersi in via definitiva sia il Parlamento che il Consiglio europeo, aiuteranno il nostro paese ad alleggerire la pressione migratoria, esplosa negli ultimi anni.

Non cambia il principio cardine del trattato di Dublino: sarà sempre il paese di primo approdo a farsi carico delle richieste di asilo, della gestione e del rimpatrio dei migranti irregolari. Non c’è alcuna modifica, o stretta, sui criteri che danno diritto all’asilo o alla protezione internazionale.

Per la prima volta, però, si autorizzano gli accordi con paesi terzi «sicuri», dove cioè non avvengono né persecuzioni né gravi violazioni dei diritti umani. L’intesa raggiunta dall’Italia con l’Albania, dove parte dei migranti potrebbe essere trasferita in attesa che venga esaminata la richiesta d’asilo, viene dunque approvata. Allo stesso modo, se l’Italia trovasse un accordo con la Tunisia, paese dal quale parte la maggior parte dei profughi di diverse nazionalità, potrebbe riportare indietro a Tunisi le persone approdate illegalmente sulle nostre coste.

Solidarietà obbligatoria per redistribuire i migranti

Molto importante anche la norma che limita a un periodo temporale di 20 mesi, o 12, la responsabilità del paese di primo approdo nei confronti dei migranti. Coloro che senza autorizzazione, dopo lo sbarco in Italia, entreranno in altri paesi europei, non potranno più essere rimandati in Italia come avviene ora.

Anche il meccanismo di solidarietà è più efficace di tutti quelli raggiunti in precedenza su base volontaria. La redistribuzione annuale di 30 mila migranti tra i paesi Ue diventerà obbligatoria. I paesi che non vorranno accettare una quota di migranti, e ce ne saranno come sempre, dovranno almeno pagare una penale al paese di primo approdo. Mentre in caso di situazioni di emergenza, che la Commissione europea e il Consiglio dovranno accertare, scatterà in automatico una riduzione delle pratiche da esaminare alla frontiera e ci saranno compensazioni più ampie sui trasferimenti verso il paese di primo ingresso.

Infine, le norme previste dal decreto Cutro saranno adottate a livello europeo: i migranti potranno essere trattenuti in centri di prima accoglienza per tre mesi, anche in paesi terzi sicuri, mentre si effettuano gli screening delle persone sbarcate e procedure accelerate per valutare le richieste d’asilo.

È un compromesso, non una «vittoria della destre»

Se le Ong hanno protestato contro norme definite troppo severe, le Nazioni Unite si sono complimentate per l’accordo raggiunto.

Soddisfatto anche il governo italiano. «L’Italia ha ottenuto risultati importanti a Bruxelles», esulta il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. «È una soluzione di equilibrio che non fa più sentire soli i paesi di frontiera dell’Ue», si accoda il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Soddisfatto anche il renziano Sandro Gozi: «L’Ue risponde ai cittadini e alla propaganda dell’estrema destra».

Molto critici invece Pd e Sinistra italiana. Per i primi l’accordo ottiene troppo poco (ma sempre molto di più di quanto raggiunto dai leader di sinistra negli ultimi dieci anni), per i secondi è «un trionfo dell’ultradestra xenofoba». L’accordo in realtà è frutto di un compromesso, come dimostra la foto dell’abbraccio (pubblicata dal Corriere) tra Fabienne Keller (francese di Renew Europe, il gruppo del presidente della Repubblica transalpina Emmanuel Macron), Juan Fernando Lopez Aguilar (spagnolo del Psoe e compagno del Pd in Europa) e Tomas Tobé (svedese del Ppe).

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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