Suicidio assistito. Appello a Zaia e Fedriga: curate i malati, non eliminateli

Lettera di una leghista, affetta da sclerosi multipla, ai due presidenti di Regione: le istituzioni possono fare tanto per la cura e il sollievo

Massimiliano Fedriga, a sinistra, e Luca Zaia, al centro, 20 giugno 2018 (Ansa)

Caro direttore, ti scrivo e uso le tue pagine per esprimere pubblicamente il mio appello verso Zaia e Fredriga sui casi di questi mesi di richiesta di suicidio assistito: fermatevi! Non cedete alle falsità della cultura della morte, che vuole farci credere che la Sclerosi Multipla sia incurabile e che la vita sia degna di essere vissuta solo se sani e normodotati.

Io ho la sclerosi multipla secondariamente progressiva come quella di “Anna” del Friuli Venezia-Giulia che sta chiedendo di accedere al suicidio assistito.

I giornali e i commenti televisivi di questi ultimi mesi su questa patologia sono devastanti per chi ha la SM. Una forma di terrorismo psicologico aizzato dai sostenitori del suicidio assistito, che condurrebbe chiunque di fronte ad una diagnosi di questo tipo alla disperazione più profonda.

Grazie al Cielo, ho incontrato sulla mia strada medici, fisioterapisti e professionisti del “settore” che mi hanno sempre “curato”, altro che malattia incurabile come ci stanno facendo credere! La sclerosi multipla non è una sentenza di morte, questo deve passare come messaggio.

La vita è diversa, non come quella di tutti, speciale, ma non per questo meno vita! Bisogna lottare e questo può far fare molta fatica alle persone.

E se le istituzioni anziché pensare a darci la morte in anticipo, pensassero ad alleviare i costi e le difficoltà perché la strada che dobbiamo compiere sia quantomeno praticabile, meno impervia per noi e per i nostri cari, ci farebbero un grande favore!

Questo è un punto fondamentale: la fatica delle cure è spesse volte abbandonata alle famiglie in tutto, alla loro buona volontà e alle loro capacità economiche. Ma le famiglie sono sempre più povere e la gente è sempre più sola, abbandonata a sé stessa e in una condizione di estrema fatica fisica e mentale: l’idea della morte può diventare l’unica risposta al dolore.

Da soli non ce la si fa, per me questo è molto chiaro, solo una compagnia porta la salvezza. E le istituzioni possono fare tantissimo nel favorire un incontro di cura e sollievo.

Per le persone con sclerosi multipla bisogna fare ancora tanto: ci sono alcuni farmaci che hanno un costo elevatissimo per il paziente, per cui si decide di non curarsi nonostante i benefici per il proprio corpo. La fisioterapia che è fondamentale, e bisogna farla costantemente, spesse volte non è disponibile in modo gratuito. Sull’abbattimento delle barriere architettoniche le Regioni possono fare tantissimo, come sull’assistenza domiciliare.

Il dubbio profondo che ho, anzi ormai è quasi certezza, è che il suicidio assistito di anziani, disabili e malati è di fatto una forma di risparmio per le casse pubbliche.

In Italia il costo sociale delle persone con sclerosi multipla è di circa 5 miliardi l’anno.

Se ci “fanno fuori” nel momento in cui la necessità di cura aumenta nel progredire della malattia, capite bene che è un bel risparmio per il bilancio di Stato e Regioni, in un Paese a crescita demografica zero.

Questa è la cultura dello scarto e purtroppo ha contagiato anche tante persone del centrodestra nei diversi partiti. Ma posso assicurare che una voce diversa all’interno dei partiti continua a resistere, forse ora piccola e debole, ma sicuramente presente, e continua a difendere la vita.

Deborah Giovanati, vicecapogruppo della Gruppo della Lega del Comune di Milano

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