I giudici hanno fatto pressioni indebite, il comitato etico ha allargato in modo irragionevole il criterio dei "sostegni vitali" e l'azienda sanitaria ha deciso, senza essere obbligata a farlo, di equiparare eutanasia e cure. Intervista al professore di Neurologia Gian Luigi Gigli
Il tragico caso del suicidio assistito di Anna, donna di 55 anni affetta da sclerosi multipla, non può considerarsi chiuso. «È stata travisata la sentenza della Corte costituzionale e l'Azienda sanitaria universitaria Giuliano Isontina (Asugi) si è arrogata diritti e poteri che non ha», denuncia Gian Luigi Gigli, professore di Neurologia presso l'Università degli Studi di Udine, già membro del Pontificio Consiglio per la pastorale sanitaria e della Pontificia accademia per la vita. Gigli, che è anche stato deputato dal 2013 al 2017, aveva inviato una diffida al direttore generale e al direttore sanitario di Asugi, all'assessore regionale e al presidente della Giunta del Friuli-Venezia Giulia a dare corso alla richiesta di suicidio assistito. Ma non ha ricevuto risposta.
Professore, che cosa non torna nella gestione della richiesta di suicidio assistito della signora Anna?
Molte cose. Innanzitutto il magistrato del Tribunale di Trieste che ha imposto all'Asugi di accertare...