Per la prima volta il Servizio sanitario nazionale ha trattato il suicidio assistito come un farmaco salvavita, pagandolo interamente. Da quando, inoltre, la chemioterapia è un "sostegno vitale" e non una "cura"?
Domenica 23 luglio alle 10.25 si è spenta Gloria, somministrandosi autonomamente i farmaci che le hanno procurato la morte. Dietro il nome di fantasia c’è la storia di una signora 78enne malata di cancro della provincia di Treviso che, accompagnata dall’associazione Luca Coscioni, ha portato a termine il suo suicidio assistito tra le mura di casa. Il caso di Gloria è il secondo in Italia, dopo quello di Federico Carboni (deceduto nel giugno 2022), ma in un certo senso si tratta di una prima volta.
Suicidio assistito, paga lo Stato (quindi noi)
È la prima volta che la spesa del farmaco viene interamente sostenuta dall'azienda sanitaria veneta di riferimento. Questo tassello mancava nel caso del marchigiano Carboni, il quale si era fatto carico dei costi del farmaco e del macchinario (avviando anche una raccolta fondi), non avendo ricevuto dall’Asl di riferimento una risposta definitiva di assistenza in tempi – da lui ritenuti – brevi.