
Sull’utilità e il danno dell’Università per il Paese

Tra le posizioni critiche a cui il giovane Nietzsche è giunto nelle sue analisi del rapporto fra istituzioni e cultura – mi riferisco a Sull’avvenire delle nostre scuole e alla terza inattuale, Schopenhauer come educatore – c’è la constatazione che la cultura praticata negli Atenei, e di lì diffusa nella società, è solo scienza, sapere applicato, meramente orientato a uno scopo, funzionale allo Stato e al sistema di potere che in esso culmina: l’utilità. Utilità politica perché l’alta cultura plasma e fornisce al Paese l’hegeliano ceto universale dei funzionari, il cervello operativo dello Stato; utilità economica, perché la ricerca scientifica è direttamente produttiva per il capitalismo; utilità comunicativa, perché l’Università promuove una forma e uno stile culturale e sociale esemplato su modelli (stranieri) che generano conformismo; utilità scientifica, perché il sistema accademico produce e riproduce la metodologia della (inerte) misurazione, della (fredda) precisione e della (morta) erudizione.
Sarebbe assurdo ipotizzare […]
Per continuare a leggere prosegui qui o iscriviti a Lisander, il substack di Tempi e dell’istituto Bruno Leoni.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!