
Scritto con gli occhi
Susanna Campus scende in campo con la Dinamo Sassari e per la Virtus Bologna non c’è scampo
Cari amici,
tutto è iniziato quando il mio amico Vanni mi ha proposto di andare a vedere una partita della Torres calcio e una partita di basket della Dinamo (entrambe squadre della mia città). Dire che l’idea mi è piaciuta molto è sbagliato: mi è piaciuta moltissimo e così ho pensato che sarebbe stato bello se fossero venuti anche il mio “babbo” (il dottor Vidili) e Marco. Temendo una bocciatura, un po’ ero timorosa a chiedere il permesso per questa uscita, ma, quando ho saputo babbo è un grande tifoso della Dinamo, ho vinto ogni tentennamento.
La partita si giocava il 30 dicembre a mezzogiorno, la qual cosa era d’aiuto perché così avremmo evitato il freddo e l’umidità. Così ho mandato l’email con richiesta d’autorizzazione al dottor Vidili. Risposta: «DINAMO OK!». Non credevo ai miei occhi! Ora c’era un solo piccolo particolare ancora da risolvere: far sapere ai giocatori che sarei venuta a vederli. Così il mio amico Vanni si è messo in moto per cercare qualche contatto. Una sera mi ha mandato l’email che voleva inviare alla Dinamo insieme ad alcune mie foto. Vabbè, ho pensato, è stato bello crederci, ma figurati se mi rispondono. Invece, ho dovuto ricredermi perché lo staff della Dinamo ha dato l’ok, il mio babbo è andato al palazzetto per controllare che la postazione dove desideravano collocarmi fosse sicura (cioè che non mi capitasse nessun incidente, tipo: pallone a spicchi sul naso) e poi… basta, l’affare era fatto.
Anche se il match iniziava a mezzogiorno, ci avevano detto di essere al campo verso le 11 per sistemarmi con tutta calma e magari godermi i giocatori che si riscaldavano. Così alle 11.00 spaccate del 30 dicembre Susanna Campus è scesa in campo. Mi hanno sistemato nella mia postazione e, dopo aver attaccato il respiratore alla corrente, mi sono guardata intorno: le gradinate erano ancora semi-vuote, ma lo sarebbero state ancora per poco. Mentre il tempo passava, la gente iniziava ad arrivare e le tribune si riempivano quasi a scoppiare. Le persone sembravano tante formiche e non c’era lo spazio neanche per uno spillo. A vederlo da bordo campo, il Palazzetto gremito di persone sembrava mi volesse avvolgere in un caldo e rassicurante abbraccio! Dopo un po’, si sono avvicinati il presidente della Dinamo basket, Stefano Sardara, e il capitano della squadra, Manuel Vanuzzo, e – sorpresa delle sorprese – mi hanno donato il pallone con la dedica e le firme dei giocatori della squadra.
Gasp! Non me lo aspettavo. A stento ho rimandato indietro le lacrime dalla commozione. In quel momento le gradinate mi sono sembrate vuote: mi sembrava di essere il centro dell’universo: e lì c’ero solo io con tutta la squadra. Abbiamo fatto alcune foto, ma non potete immaginare la “confusione” che avevo in testa, sembravo su un altro pianeta. Il capitano della squadra mi ha messo la mano sulla spalla e io gli ho detto (si fa per dire) a squarciagola: «Vincete per me!». Lui non mi ha sentito, logicamente, ma dal mio sguardo credo abbia capito tutto (a volte essere “muti” è un gran vantaggio, puoi dire quello che vuoi senza che ti sentano, e io avevo fatto le mie raccomandazioni).
La partita è iniziata e i nostri hanno cominciato a fare canestri a tutto spiano, mettendo una bella distanza di punti tra “noi” e il Bologna. Io ero sempre agitata: mi pareva che se non avessimo avuto almeno 20 punti di vantaggio il risultato non poteva dirsi assicurato. Il Bologna era un avversario molto “tosto”, e un suo giocatore – Peppe Poeta – una vera spina nel fianco.
Ad un certo punto, quelli del Bologna erano lì lì per raggiungerci, ma io, con tutto il fiato che ho nel respiratore, ho dato la scossa ai nostri: «Ma cosa state facendo? Avete ceduto le armi? Devo alzarmi e spingervi?». Voi non ci crederete, ma è bastato il mio “grido muto” per dare una svolta alla partita. All’improvviso si sono svegliati e il “mio gigante americano” gli ha infilato tre schiacciate di seguito, che hanno fatto tremare tutto il palazzetto (e anche me). «Così si fa – ho detto fra me e me – non bisogna mai abbassare la guardia, fatevelo dire da un’esperta».
Il grande pubblico si Sassari continuava a incitare la squadra (ogni tanto qualche fischio, ma – suvvia! – il tifo è tifo), la partita è stata meravigliosa e il Bologna un degno avversario. Ma i giganti di Sassari erano insuperabili (volevo ben vedere, visto che ero lì come portafortuna) e l’hanno spuntata 81-67. Era tanti anni – e potete facilmente capire perché – che non andavo più a vedere la Dinamo. Ricominciare con una vittoria era quel che ci voleva.
È stata una giornata magica che non avrei mai potuto vivere senza l’aiuto del mio amico Vanni, del dottor Vidili e dei miei complici di sempre, Luigi Peruzzu che si è reso disponibile affinché il mio sogno diventasse realtà, e tutto lo staff della Dinamo, il presidente Sardara in primis (un grande: lo esorto a far volare ancora più in alto la squadra). Proprio lui, appena la partita è finita, si è avvicinato e mi ha detto: «Susanna, devi tornare perché ci hai portato bene». Ok presidente, gli ho risposto col pensiero, ogni volta che vuoi, magari anche per gli allenamenti potrei tornare utile. Come portafortuna sono un portento.
Bacioni,
Susanna
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