Il triste elenco di Aiuto alla Chiesa che soffre dei cristiani perseguitati nel mondo. I Paesi più pericolosi: Nigeria, Nicaragua, Camerun, Haiti e Cina
I militari hanno posto fine brutalmente e con l'inganno a oltre 10.000 gravidanze di ragazzine stuprate dagli jihadisti per evitare la nascita di «bastardi ribelli». L'inchiesta della Reuters (e una postilla sull'inevitabile omelia abortista)
Quaranta uccisioni solo nel mese di novembre, cui si aggiungono rapimenti e devastazioni di case e chiese. Tutti gli indizi portano ai pastori musulmani Fulani
È uscito il nuovo rapporto di Aiuto alla Chiesa che soffre, che prende in esame il periodo ottobre 2020-settembre 2022. «Nel 75 per cento dei paesi esaminati si è registrato un aumento dell'oppressione o della persecuzione dei cristiani»
La testimonianza dei cattolici nigeriani dopo la strage di Pentecoste e la persecuzione infinita. «Nessuno può dominarci con le armi. Noi vinceremo con la fede»
Il padre di Deborah Yakubu parla per la prima volta dell’assassinio della figlia, lapidata e bruciata dai compagni musulmani di università in Nigeria per un messaggio “blasfemo”. «Hanno 34 avvocati volontari e non sono neanche pentiti. Cosa volete che faccia?»
Continuano gli attacchi dei terroristi islamici della tribù Fulani. «Il governo nigeriano non fa nulla», dice il vescovo Anagbe, che nella sua diocesi continua a cercare di aiutare chi soffre
«Non è facile vivere da cristiano in un paese dove accade che la tua casa sia bruciata, i tuoi figli uccisi, i tuoi averi rubati solo perché credi in Gesù». Intervista alla religiosa che assiste gli sfollati a causa del terrorismo
Nell'attacco che domenica ha coinvolto quattro villaggi nello stato di Kaduna sono state colpite due chiese. Molti i fedeli rapiti. La stessa area era finita sotto attacco il 5 giugno, quando morirono 32 cristiani
Venerdì si sono tenuti i funerali delle vittime della strage di Pentecoste, a Owo. «Il governo ci ha tradito, non ci ha protetto. Ma noi sappiamo che le anime dei giusti sono nelle mani di Dio: ecco perché oggi possiamo ancora cantare»