Il 17 dicembre 2010 il tunisino Bouazizi si dava fuoco per protestare, dando inizio alla Primavera araba, che ha fatto cadere i regimi di Tunisia, Libia e Egitto. Nei tre paesi, però, ora comandano confusione, crisi e estremismo islamico.
Barack Obama annuncia di volere riconoscere la “Coalizione dell’opposizione e dei rivoluzionari siriani” come legittimo rappresentante del popolo siriano. Ribelli ufficiali, ora, con qualche eccezione.
Il leader salafita Saeed Abdel-Azim ricalca la richiesta del leader di Al Qaeda Al Zawahiri e afferma: «Organizzeremo una rivoluzione islamica di massa in Egitto».
Il più grande sindacato della Tunisia, assaltato martedì da centinaia di estremisti islamici, ha annunciato lo sciopero generale proprio alla vigilia del secondo anniversario della Primavera araba.
Secondo la Cia «per Al Qaeda la Libia del dopo Gheddafi è un'opportunità fantastica per espandersi». Al Qaeda insegnerebbe alle bande libiche tecniche di guerriglia, addestrandole, in cambio avrebbe accesso all'arsenale di armi rubate a Gheddafi.
In Qatar è stato condannato all'ergastolo il poeta Ajami per avere criticato l'emiro. Ma come, Al Thani non difende più la libertà degli arabi come ha fatto finanziando i ribelli libici e siriani?
Dopo la presa del potere in modo dittatoriale da parte del presidente egiziano Mohamed Morsi, Francia e Germania commentano imbarazzati: «Siamo preoccupati, non ci sembra che si vada nella giusta direzione». Repubblicani ci vanno già pesante.
Persino Ahmed Fahmi, membro della Fratellanza e capo della Shura, critica la mossa con cui Morsi ha accentrato nelle sue mani tutti i poteri dello Stato: «In questo modo ha nettamente diviso il paese tra islamisti e civili».